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Stefano Giantin / belgradoForti rassicurazioni da una parte, minacce nemmeno troppo velate dall'altra. E la Bosnia si conferma sempre più fronte caldo secondario, nell'attuale crisi geopolitica provocata dall'aggressione russa all'Ucraina. Lo certificano le dichiarazioni di due "giganti" della diplomazia, l'ambasciatore russo a Sarajevo, Igor Kalabukhov e l'Alto rappresentante Ue agli Esteri, Josep Borrell.A inquietare sono le dichiarazioni di Kalabukhov, che alla Tv bosniaca ha confermato che Mosca vede come il fumo negli occhi l'allargamento Nato a nuovi Paesi, Bosnia inclusa. Bosnia che ha tutto il diritto di provare a entrare nell'Alleanza - scenario irrealistico, a causa della strenua opposizione serbo-bosniaca -: ma se quella «è una faccenda interna, la nostra risposta è una cosa diversa». «L'esempio dell'Ucraina», ha continuato la feluca, «mostra ciò che dobbiamo attenderci. Se dovesse esserci una minaccia, risponderemo» è l'avvertimento, seguito da una altrettanto criptica precisazione. Mosca non ha «alcun piano» di destabilizzazione della Bosnia, come sostenuto dall'Occidente. Ma in caso di bisogno, il Cremlino «risponderà, dopo aver analizzato la situazione strategica e geopolitica», ha chiosato Kalabukhov, sostenendo allo stesso tempo che sarebbe stato «il governo ucraino a dichiarare guerra» a Mosca.Parole che hanno fatto arricciare il naso a molti, a Sarajevo. E alle quali ha replicato - seppure indirettamente - Josep Borrell, sbarcato proprio ieri in Bosnia. L'Ue non dimentica Sarajevo e «abbiamo raddoppiato la presenza di Eufor», la missione di peacekeeping europea, anche per «rassicurare la popolazione che il nostro primo impegno è garantire» la tranquillità del Paese. Il caso Ucraina, ha continuato Borrell, dimostra poi quanto sia «necessario conservare la pace», nella regione balcanica dove la guerra potrebbe avere effetti indiretti dirompenti su «stabilità e la sicurezza» causa la «onda d'urto» del conflitto. Di certo, la pace a volte non si difende solo a parole. Serve purtroppo anche «la forza». E i rinforzi militari stranieri in Bosnia - ma anche i voli dei Rafale francesi sui Balcani e sulla Croazia - lo dimostrano. --© RIPRODUZIONE RISERVATA