Senza Titolo
«Ho dovuto sacrificare la mia grande passione, ma dopo due anni di stop non ce la facevo più a non sentire l'erba dei campi di gioco e l'adrenalina scorrere nel corpo, e complice anche la necessità del mio club di avere un portiere, sono tornato, per dire la mia contro attaccanti che all'anagrafe potrebbero essere miei figli». Gentile, sorridente, serio. Edvin Carli è il classico bravo ragazzo che ogni genitore vorrebbe per propria figlia. Lo sa bene il Vesna che nell'estate del 2008 gli mise gli occhi addosso e dopo un serrato corteggiamento riuscì a strapparlo al Kras Repen portandolo in quella che è divenuta la sua seconda casa. «Se mi dessero la cittadinanza onoraria di Santa Croce la accetterei subito: anche se sono nato e cresciuto a Slivia con i krizani è nato un amore profondissimo e sincero», racconta Edvin durante una pausa dal suo secondo mestiere, quello di papà.Rafael (nato nel 2016), Julian (2018) e Ivana (2021) sono le creature frutto dell'amore con l'infermiera Andreja. «Terminate le scuole superiori mi sono iscritto al corso di laurea in Infermieristica all'Università di Trieste lavorando per tre anni prima nel reparto di medicina di Gorizia e poi nel distretto sanitario ad Aurisina facendo assistenza domiciliare sul territorio». Ma nel ruolo di infermiere Edvin non si sente completamente appagato. E così decide di alzare la posta iscrivendosi a Medicina. Proprio nell'anno in cui si accasa al Vesna. Il calcio ha sempre occupato un posto di livello per Carli. Dai primi calci con lo Junior Aurisina a tutta la trafila delle squadre giovanili con il Monfalcone, il portiere carsolino si mette subito in luce facendo il suo esordio a 17 anni in prima squadra in serie D a Jesolo. «Fu un'avventura incredibile far parte di un gruppo a quei livelli. Io ero quasi una mascotte per i miei compagni. Crebbi molto come persona oltre che come calciatore. Purtroppo l'esperienza sul campo terminò con una retrocessione, ma io rimasi in D giocando l'anno dopo a Gradisca con l'Itala San Marco. Trovando poco spazio decisi poi di scendere di categoria. Feci un anno con la Fincantieri in Promozione e poi finalmente iniziai a giocare nel mio altipiano carsico».Inizialmente con il Primorje (Prima Categoria) poi due anni al Kras Repen in Promozione. «Ricordo che il club biancorosso acquistò il mio cartellino. A Monrupino c'era aria di progetti ambiziosi. A farci da allenatore venne addirittura ingaggiato l'ex calciatore dell'Urss Sergej Alejnikov. Pochi anni dopo in Carso arrivò la D».Nell'estate del 2008 giunge la chiamata dal Vesna. «Rispetto al Kras c'erano meno disponibilità economiche, ma mi fecero subito capire che io sarei stato il titolare e che su di me si contava molto. Quella responsabilità mi piacque: mi sentii protagonista».Appena approdato in maglia blu, Edvin si iscrive alla Facoltà di Medicina dell'Università di Lubiana. Nella capitale slovena studia e vive. A Santa Croce viene per svolgere due sedute di allenamento e poi le partite del campionato di Promozione. «Furono 6 anni di studente-portiere splendidi. A Lubiana staccavo dal calcio, a Trieste staccavo dalla medicina. E in campo arrivarono risultati eclatanti. Dal ritorno in Eccellenza con Andrea Zanuttig, al derby con oltre 1000 persone contro l'Ufm di Godeas e di mio fratello Alen. Dalla vittoria della Coppa Italia d'Eccellenza con Luigino Sandrin, alle partite giocate a Bolzano e Sanremo». La specializzazione in otorinolaringoiatria lo costringe ad orari meno flessibili e la nascita del primogenito Rafael tolgono a Carli il tempo necessario per proseguire con costanza il suo rapporto con il calcio. «Fu un periodo difficile per me e purtroppo anche per il Vesna. La squadra si ritrovò di colpo a dover lottare per non retrocedere in Promozione. Purtroppo io incassai quattro giornate di squalifica per aver detto qualche parolina di troppo all'arbitro proprio nella fase conclusiva della stagione. Ci giocammo lo spareggio a Lignano e io non potei essere in campo. Da lì iniziò una serie di retrocessioni consecutive che ci ha portato sino alla Seconda Categoria. Che dispiacere pensare a come siano andate le cose».Ma come in tutti i matrimoni, in cui l'amore è ancora vivo, seppur flebile, le difficoltà si superano. Dopo aver disputato l'ultima partita ad inizio 2020, il portiere di Slivia poche settimane fa ha rimesso in mano i guanti. E dopo gli allenamenti e arrivato anche il ritorno in una partita di campionato, allo Zaccaria di Muggia, contro il Muglia Fortitudo. Risultato finale? Un tennistico 6-2 in favore della squadra del presidente Roberto Vidoni. «Non è facile, lo ammetto. Ogni giorno vado su e giù da Isola, ho tre figli piccoli e ho 37 anni. Però sento di poter ancora dire qualcosa nel mondo del calcio. Mi metterò d'impegno per offrire il mio contributo al Vesna e spero di riuscire ad avere la costanza di allenarmi e giocare per poter magari essere protagonista in giugno in Carinzia, sede dell'Europeada, la competizione per le selezioni calcistiche delle minoranze linguistiche europee». Una sorta di fioretto, quello di Edvin, il medico che durante i tragitti per andare al lavoro ascolta gli audiolibri con i romanzi di Dostoevskij e Alexandre Dumas, il portiere gentiluomo prestatosi per dare un tocco di romanticismo al mercenario mondo del pallone avendo dato vita ad uno dei matrimoni tra i più duraturi di sempre del calcio regionale, 14 anni tra gioie e dolori, promozioni e retrocessioni. Ma sempre con il sorriso stampato sul volto. --