«Il ritorno al carbone segnale di inadeguatezza governativa»
«La possibile riapertura della centrale A2A con l'alimentazione a carbone è la più evidente dimostrazione dell'inadeguatezza di questo governo e di quelli che lo hanno preceduto nel garantire un percorso efficace e credibile nella transizione energetica dai combustibili fossili alle energie rinnovabili». Lo affermano in una nota Legambiente del Friuli Venezia Giulia aps eil circolo "Ignazio Zanutto" di Monfalcone. Che chiedono alla sindaca Anna Cisint e al governatore Massimiliano Fedriga di «testimoniare la propria contrarietà al Governo per questa possibile operazione, che riporterebbe l'Italia indietro di anni». Al tempo stesso Legambiente chiede alla Regione e a tutti i primi cittadini di «attivarsi per individuare i siti idonei per l'installazione di impianti ad energia rinnovabile, a far decollare le comunità energetiche e dotarsi di un piano su scala regionale e locale per l'efficientamento degli edifici pubblici». «Essersi consegnati più o meno consapevolmente al ricatto del gas senza impegnarsi per dare slancio alle installazioni di impianti fotovoltaici ed eolici - spiegano -, consente ora, in un momento reso ancor più drammatico dalla guerra in Ucraina, ogni tipo di sproloquio a sostegno di nuovi impianti a gas fossile, a improbabilissime riesumazioni del nucleare e a soluzioni spacciate come l'uovo di Colombo, vedi le trivellazioni nel mare Adriatico e, appunto, la ripresa del carbone. Tutto ciò archiviando in meno di un attimo le preoccupazioni che dovrebbero derivare dai continui, allarmati appelli degli scienziati sulla crisi climatica». «Come su altre questioni che riguardano l'ambiente, ma non solo - proseguono le due realtà, regionale e locale - come ad esempio il rischio idrogeologico, non ci si preoccupa della prevenzione preferendo ricorrere alla conta dei danni e la loro, come di consueto, insufficiente, onerosissima e palliativa riparazione». È «ciò che sta avvenendo nell'ambito della produzione di energia». «Basti pensare che in Italia ci vogliono in media sette anni per autorizzare un nuovo grande impianto a fonti rinnovabili, il caso peggiore di burocrazia in Europa - sottolinea Legambiente -. Se si procedesse immediatamente ad autorizzare almeno un terzo delle domande di allaccio alla rete già presentate a Terna, pari a 60 GW, come richiesto da "Elettricità Futura", la principale associazione del mondo elettrico italiano, e da "Utilitalia" a federazione delle Aziende speciali operanti nei servizi pubblici dell'acqua, dell'ambiente, dell'energia elettrica e del gas), si potrebbe davvero fornire un grande contributo a risolvere la crisi energetica del Paese, risparmiando 15 miliardi di metri cubi di gas fossile, ovvero il 20% delle importazioni». Di qui, e facendo riferimento a soluzioni concrete, la richiesta di Legambiente indirizzata agli amministratori. --© RIPRODUZIONE RISERVATA