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«Sono sconvolto: Putin vuole ripristinare l'Urss. Si è reso protagonista di un attacco impensabile e ora credo che non voglia fermarsi. Sono preoccupato, sono atterrito. Qui tutti mi chiedono cosa fare, come aiutare: per ora preghiamo e ascoltiamo chi ha bisogno, ma non appena possibile sarò pronto a raccogliere la solidarietà di tutti coloro che vorranno darla, e che in queste ore mi hanno contattato».Don Ivan Brodviy si prepara per celebrare messa in via Besenghi, nel Seminario vescovile, dove abitualmente raccoglie un gruppo di fedeli provenienti dal suo stesso Paese, l'Ucraina. Indossa una stola con i colori della sua terra, della sua bandiera, l'azzurro del cielo e il giallo acceso. E rassicura i presenti, parla, li ascolta, li accoglie, li invita a raccontare la loro storia e a dare testimonianza della sofferenza che vivono in questo momento così difficile per il loro Paese. Il sacerdote, che è anche il parroco di Aquilinia, è a Trieste dalla fine del 2016, dopo una precedente esperienza a Latina. È originario di Mukacevo, nella parte occidentale dell'Ucraina, a 30 chilometri dal confine con l'Ungheria e la Slovacchia, dove ha ancora familiari e amici. «C'è il panico totale - racconta -. Lì, in quella porzione di Paese così a Ovest, vicino ai confini con l'Europa, gli attacchi non sono arrivati, ma la paura è comunque tantissima. La gente si nasconde, cerca luoghi dove rifugiarsi, è uno strazio. Ma nessuno vuole scappare, tutti vogliono difendere il proprio Paese, la propria famiglia, e affrontare questa guerra ibrida. Una guerra che ha tante facce, per prima quella della manipolazione dell'informazione attraverso i social network: Putin sta cercando di seminare il panico e la disinformazione, rendere tutto ambiguo e confuso. Si sta manipolando la storia. Quindi io oggi dico: come si può vivere quando qualcuno porta il fuoco in casa tua? Speravamo di esserci liberati dopo decenni di oppressione, ma ora c'è chi vuole reprimere la nostra indipendenza e libertà. Noi abbiamo sperato nell'Europa, nell'adesione al progetto europeo - commenta ancora don Ivan - ma ora sono davvero preoccupato che la strada possa prendere altre direzioni».A Trieste, spiega il sacerdote, la comunità ucraina conta circa 800 persone. «Sono tutti molto impauriti - racconta - e non potrebbe che essere così. Siamo davanti a una guerra impensabile, incredibile, irragionevole da ogni punto di vista». --El. Col.