Rapisarda, il terzino goleador: «Unione, un filotto e voliamo»

Antonello Rodio / TRIESTEFrancesco Rapisarda è la prova che con i giocatori bisogna aver pazienza, soprattutto quando arrivano da realtà dove sono stati protagonisti per tanti anni. Nell'estate 2020, arrivato a Trieste da uomo simbolo della Sambenedettese, ha avuto poi una stagione opaca e poco convincente. In questo campionato è invece uno dei grandi protagonisti dell'Unione: è il giocatore più utilizzato della rosa e ha già segnato tre reti, cosa non abituale per un terzino.Rapisarda, come mai questa differenza con lo scorso anno?Diciamo che l'anno scorso non è stata una stagione facile, e lo sapevo dall'inizio che sarebbe stata così. Per me era cambiato tanto per come ero abituato a San Benedetto, e poi non è stato un anno felicissimo per tante cose, con il covid e le restrizioni non potevi vivere la città. Io ci stavo male di questa situazione, mi sono ritrovato spesso fuori quando ero abituato a giocare sempre. Ma non nascondo che anche se ho quasi 30 anni, è stata un'esperienza che mi ha fatto crescere. E ora sono contento di essermi ritrovato.Ma dipendeva anche dal contesto diverso, dal mister ai compagni, o era una questione personale?Io penso che siamo padroni del nostro destino. In campo ci andiamo noi, quindi nessuna colpa da parte di allenatori o compagni, anzi ho avuto un buonissimo rapporto con tutti e mi sono stati tutti vicino. Il fatto è che a un giocatore può capitare un anno così.Ha fatto ottime cose da esterno del 3-5-2, ma anche come terzino classico sta facendo benissimo: quale dei due ruoli preferisce?Non ho un ruolo preferito. In carriera ho quasi sempre giocato a quattro, ma anche a cinque mi piace perché riesco a fare molta più fase offensiva, che prediligo, rispetto a quella difensiva. Ma ora anche a quattro sto trovando una bella continuità.Ha trovato anche un gran feeling con la rete: con tre gol ha già raggiunto il suo primato stagionale.E a questo punto spero di superarlo il prima possibile. Anche perché oltre alle reti segnate, ci sono andato vicino molte altre volte, penso al palo di Padova, all'occasione con la Feralpi e altre ancora.Che effetto fa essere il giocatore finora più utilizzato della rosa?Questa è la cosa più importante perché senti la fiducia che ti trasmettono l'allenatore e gli stessi compagni di squadra, e questo ti spinge a dare sempre il massimo. Abbiamo un fantastico gruppo, fin dal ritiro si è creato l'amalgama giusto e grazie a quelli che già eravamo qui, anche i tanti nuovi arrivati si sono integrati subito.Cosa manca a questa Triestina per fare il salto di qualità?Un filotto di tre, quattro, cinque vittorie. Con quello saremmo molto più vicino alle prime, lasciando stare il Sudtirol che sta facendo qualcosa di troppo bello, ha trovato la situazione perfetta e ormai è andato via. A noi qualcosa manca per demerito nostro. Abbiamo avuto tante occasioni per fare uno step importante e abbiamo sempre steccato, lasciando punti per strada: penso alla trasferta con la Juve, o in casa con Feralpi e Albinoleffe. Ma stiamo lavorando per limare queste disattenzioni.Perché le difficoltà ci sono soprattutto al Rocco?Magari lo sapessi, forse in casa fai più fatica perché gli avversari si chiudono molto dietro e sfruttano le ripartenze, così veniamo a mancare nel livello del gioco. Però pur non facendo prove super, abbiamo sempre avuto le nostre occasioni per portare le partite a casa.Ora il match di domenica con il Giana è un'occasione da non perdere.Vero, dare continuità a una vittoria esterna è ciò che ci è mancato nelle ultime partite casalinghe. Ma faccio la serie C da dieci anni e non c'è mai una partita facile, tutti possono vincere con tutti. Il Padova con il Giana era strafavorito e invece ha finito per strappare un pareggino. Non esistono partite facili, dipende tutto da noi e dall'approccio che abbiamo. --