Raduno No vax al Sacrario militare Indagine per identificare i presenti
Tiziana Carpinelli / RedipugliaNon ci sono nastri bianchi e rossi a delimitare la scena del crimine, ma è come se ci fossero. Ogni fotogramma su cui è rimasta impressa l'estemporanea adunata di persone che Prefettura e Questura non hanno dubbi a etichettare nella galassia No vax (con eventuale satellite no Pass) al sacrario di Redipuglia, il giorno dell'Immacolata, è oggetto in queste ore di minuziosa indagine. Si incrociano targhe con volti. Si esaminano le azioni, si scrimina tra chi mercoledì era lì per caso, legittimamente a visitare un luogo della memoria, e chi invece stava applaudendo, si è messo a cantare l'inno, ha insomma inequivocabilmente aderito al raduno senza preavviso davanti alla tomba con le spoglie del Duca d'Aosta. L'esito di queste indagini di Polizia, parola del Questore di Gorizia Paolo Gropuzzo, che all'indomani del fatto ha espresso «profonda indignazione», come del resto il governatore della Regione Massimiliano Fedriga, potrà essere reso noto già la settimana a venire. Al netto del necessario riserbo sull'identità delle persone coinvolte, dettato dal segreto istruttorio.Due le ipotesi di reato perseguibili, come riferito dal Questore: manifestazione non autorizzata e dunque violazione dell'articolo 18 del Tulps, testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (in astratto dall'arresto fino a 6 mesi all'ammenda da 103 a 413 euro); e vilipendio alle tombe, articolo 408 del codice penale, con pena di reclusione da 6 mesi a 3 anni. «Tutti gli identificati saranno denunciati». Non tentenna Gropuzzo. Non lo sarà ognuno dei 350 - secondo i numeri a sua disposizione - partecipanti, ma certamente quelli ai quali è stato possibile dare un nome e cognome, escludendo i minori, non imputabili o comunque non perseguibili. Perché mercoledì, a Redipuglia, il microcosmo generazionale era variopinto: anziani, giovani e pure bambini. Un episodio che ha scosso la politica fino ai vertici. «Vuol dire che si è perso anche il rispetto per la nostra storia» ha scandito ieri mattina il presidente Fedriga, reputando «estremamente grave» che il sacrario di Redipuglia sia «utilizzato e strumentalizzato così». «Stiamo assistendo a una degenerazione di persone che legittimamente la possono pensare in modo diverso, irrazionale dico io, ma l'irrazionalità è legittima - sempre il leghista -: non si può però arrivare ad eccessi, provocazioni e offese. Temo che ci stiamo rassegnando al clima d'odio, violenze e minacce».Condanna, a titolo personale, pure del Questore di Gorizia Gropuzzo: «Se non mi stupisco, di per sé, del deserto di valori morali cui siamo attorniati, resto invece allibito e indignato che a quella manifestazione possa aver preso parte qualcuno che, per mestiere, indossa la divisa». Il sacrificio della vita di «106 mila persone non è spiccioli», infatti. Tra l'altro, se tra i 350 presenti figureranno altresì militari, quindi carabinieri o finanzieri, c'è il rischio tangibile che, qualora individuati, per loro si concretizzi un secondo profilo di ipotesi d'accusa. Di competenza della Procura militare, come non manca di esporre il Questore. Non sfugge quindi che le cose cambiano sensibilmente, rispetto alla possibile pena pecuniaria, quando chi commette un reato appartiene alle forze armate: si applica infatti il Codice penale militare di pace, che prevede come pena la sola reclusione militare.Nessun commento personale invece dal prefetto Raffaele Ricciardi che si limita a ribadire come «l'iniziativa non fosse autorizza né preannunciata» e «pur non avendo avuto ripercussioni su ordine pubblico e circolazione «sono in corso le identificazioni dei soggetti partecipanti». --© RIPRODUZIONE RISERVATA