Cop26, scossa Obama: «Risultati lontani»

Monica PerosinoINVIATA A GLASGOWLa passione, il carisma, il senso di urgenza, la necessità di una giustizia globale. Sono bastati pochi minuti per riempire l'immensa sala dello Scottish Event Centre di parole con un peso specifico diverso da quello cui siamo abituati. Ieri, a Glasgow, in un raro e intenso discorso, l'ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama, ha tentato di scrollare l'inerzia dei Grandi: «Non siamo neanche lontanamente dove dovremmo essere» ha esordito a freddo. Nonostante i progressi di Parigi «la maggior parte dei Paesi non è riuscita a soddisfare i piani stabiliti sei anni fa». Dobbiamo fare di più «perché il tempo sta scadendo». Sono bastate le prime poche parole, e la sua potentissima arte oratoria, a inchiodare alle sedie delegati e negoziatori. Per qualche attimo Obama è tornato a essere l'uomo più importante del pianeta e la paura si è trasformata in speranza, proprio come aveva auspicato Sir David Attemborough dallo stesso palco una settimana fa. L'ex presidente è un fiume in piena: attacca Trump e le sue politiche negazioniste sull'ambiente e bacchetta le grandi assenti Russia e Cina. Lui, che guidava gli Stati Uniti quando nel 2015 furono raggiunti gli accordi di Parigi, lo definisce un successo ma «tutti noi abbiamo un ruolo da giocare, tutti noi abbiamo lavoro da fare, tutti noi dobbiamo fare sacrifici, ma chi di noi vive in Paesi grandi e ricchi, chi contribuisce a far precipitare il problema, ha un onere aggiuntivo, che è quello di garantire che la collaborazione e l'aiuto a coloro che sono meno responsabili e meno in grado, ma più vulnerabili a questa crisi imminente». Poi attacca: «è stato particolarmente scoraggiante vedere i leader di due dei Paesi più inquinanti al mondo, Cina e Russia, rifiutare di presentarsi» al summit di Glasgow e questo sembra essere sintomo di «mancanza di urgenza», «come un desiderio di mantenere lo status quo: è una vergogna». Ma gran parte dell'attenzione di Obama è rivolta anche ai giovani che lottano per il clima: «Due anni fa Greta Thunberg ha ispirato migliaia di giovani» per la lotta al cambiamento climatico, oggi «il mondo è pieno di tante Greta». Da «bambino isolano» cresciuto alle Hawaii, Obama ha detto che «le nostre isole sono il campanello d'allarme» della crisi climatica e ha elogiato il ruolo degli Stati insulari. Il colpo di classe assestato in chiusura: «Quale ferita si è mai guarita se non per gradi?», si è chiesto retoricamente Obama, citando l'Otello di Shakespeare, parole che nella celebre tragedia sono precedute dalla frase: «Quanto poveri sono coloro che non hanno pazienza!». «Il pianeta - ha insistito l'ex presidente Usa - è stato ferito dalle nostre azioni, e quelle ferite non saranno guarite oggi, domani, né dopodomani. Possono essere guarite solo per gradi» a patto che «tutti ci mettiamo al lavoro». Insomma, Obama predica azione, ma anche pazienza. Ma il mondo del Clima ieri è parso più diviso che mai: quello sotto "l'armadilo" del Centro congressi, nella platea di Obama, e quello fuori, proprio tra i ragazzi cui l'ex presidente si rivolgeva. Greta Thunberg è tornata in Svezia per non perdere scuola, e un'altra attivista, l'ugandese Vanessa Nakate, si è rivolta direttamente a Obama criticandolo via Twitter: «Quando avevo 13 anni aveva promesso 100 miliardi di dollari per il clima. Gli Usa hanno infranto quella promessa, che costerà vite in Africa. Il Paese più ricco della Terra non contribuisce abbastanza ai finanziamenti salva-vita. Lei vuole incontrare i giovani della Cop26. Noi vogliamo azione». Insomma, nelle piazze di Glasgow la brillante retorica di Obama sembra non aver incantato nessuno. --© RIPRODUZIONE RISERVATA