ripresa economica favorita da esportazioni e bonus fiscali
È ormai riconosciuto da tutti gli osservatori, anche se la maggior parte dei cittadini pare non essersene resa conto, che l'economia italiana si stia nuovamente movendo. Alcuni analisti, molto qualificati, stimano che la crescita quest'anno sarà di un 6% come da anni non si verificava. Per questo è di notevole interesse uno studio di Banca Intesa che mette in luce quali sono i settori che stanno crescendo sottolineando che molto spesso si tratta di un miglioramento delle vendite. Miglioramento che potrebbe essere frutto di aumento dei prezzi e, quindi, causa di inflazione. Nei primi 5 mesi dell'anno, infatti, nella produzione industriale siamo ancora sotto del 2,6% rispetto al 2019. Molto meglio rispetto alla Germania (-8%), alla Francia (-7,4%) e alla Spagna (-5,1%). I settori che meglio sono cresciuti sono stati gli elettrodomestici (+25,7%) la metallurgia (+14,8%), gli elettrotecnici (+11,8%) gli intermedi chimici (+11,7%) i mobili (+11,3%), i materiali da costruzione (+10,5%). Due sono stati i fattori trainanti: gli investimenti, fortemente spinti anche dalla agevolazioni fiscali e le esportazioni. Tutto positivo dunque? Purtroppo no. La circostanza che la domanda interna si sia concentrata sulle abitazioni indica che il fenomeno è in larga misura temporaneo perché frutto di risparmi momentanei, dai vari bonus e dalla mancanza di fiducia nelle alternative. Gli italiani già sono tra quelli che maggiormente possiedono la propria casa e, se non si riducono notevolmente le diseguaglianze, non molti sono quelli che ne acquisteranno una o la prenderanno in affitto nel prossimo futuro. Non esistono ancora dati precisi, ma i buoni risultati ottenuti sono dovuti a quelle imprese che, oltre a curare la qualità dei loro prodotti, praticano politiche commerciali intelligenti. Altre ricerche dicono che si tratta di una minoranza. La vera questione è se sono sufficienti nel lungo periodo. La nostra storia degli anni 2000 ha chiaramente mostrato, con i suoi bassi tassi di crescita, che non lo sono. Il problema strutturale è quello di far diventare come loro un altro non trascurabile gruppo. Più che una questione di incentivi fiscali o di altra natura è una questione di cultura della classe imprenditoriale, vale a dire una cosa su cui le scelte politiche hanno avuto in passato una ultra modesta influenza. C'è, per altro, un fattore positivo all'orizzonte. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza prevede, oltre a molti interventi positivi, di scegliere 12 campioni territoriali nel campo della ricerca e dello sviluppo e finanziarli lautamente. Sono relativamente pochi, ma sufficienti sia a far crescere nuove imprese dinamiche, sia soprattutto a dare ai molti potenziali imprenditori dotati di buona educazione, un esempio concreto delle notevoli possibilità di operare di cui disponiamo. --© RIPRODUZIONE RISERVATA