L'alt di Letta alla vigilia del semestre bianco «È schizofrenia politica»
il CASOFrancesco OlivoINVIATO A BOLOGNAÈ arrivato carico Enrico Letta alla Festa dell'Unità di Bologna. Proprio prima di entrare ai cancelli del Parco Nord di via Stalingrado riceve le telefonate dei suoi deputati Luca Rizzo Nervo ed Enrico Borghi che gli raccontano quello che è successo in commissione Affari sociali, con il voto della Lega contro il Green Pass. L'incredulità («Non ci posso credere!») lascia lo spazio alla decisione di premere l'acceleratore contro Matteo Salvini. Il segretario del Partito democratico scende dall'auto (preferita al treno viste le minacce dei No vax) e quando vede i giornalisti passa all'attacco con parole durissime: «La Lega è uscita dalla maggioranza, stigmatizzo un comportamento irresponsabile» scandisce prima di un elenco infinito di aggettivi con grandi conseguenze, «inammissibile, inconcepibile, gravissimo, incompatibile con la presenza in maggioranza». Insomma, un fiume in piena, molto applaudito dalla platea dei militanti, che al Nazareno spiegano così: «Abbiamo voluto mandare un messaggio generale: siamo all'inizio del semestre bianco e non si può consentire tutto, specie sulle questioni strategiche come il Green Pass, dove lo stesso Mario Draghi ha messo la faccia in prima persona». Ecco, il premier. Tra gli stand della Festa dell'Unità aleggia una domanda: a chi viene chiesto quel «chiarimento nella maggioranza», che Letta ha citato più volte? Al solo Salvini o anche al premier? Nello staff del segretario ci tengono tutti a specificare, «è Salvini che deve piantarla con la schizofrenia e decidere se la Lega è quella che vota il Green pass in consiglio dei ministri, oppure quella che vota contro in parlamento». Eppure è chiaro che la scelta di drammatizzare il voto in commissione di Claudio Borghi contiene un messaggio che va al di là la consueta dialettica e mette in discussione il patto fondativo di questa anomala maggioranza. «Deve essere chiaro che questo non è un dibattito tra due partiti diversi - spiega un deputato che ha parlato a lungo con il segretario in queste ore -, ma una questione che investe tutta la maggioranza. C'è stato un salto di qualità, finora la Lega si era limitata a un'ambiguità dialettica, oggi c'è un voto in parlamento, non una bandierina». Il confine tra la volontà di non tirare la giacchetta del premier e quella di «non far passare anche questa in cavalleria in nome del bon ton» è molto sottile, ma Letta ha deciso di rischiare di passare come quello che fa ballare il governo. L'altro punto che ha scatenato la reazione del Pd è stata la coincidenza («non casuale») tra una giornata che il Viminale temeva moltissimo, per le annunciate proteste dei No vax e il voto di in commissione che «strizza l'occhio proprio a quei violenti che non devono trovare legittimazione politica». Per questo Letta, alla fine del suo intervento alla Festa, protetto discretamente da molti poliziotti, ci tiene a ribadire la solidarietà alla ministra dell'Interno Luciana Lamorgese, finita nel mirino della Lega, che sarà qui a Bologna la prossima settimana per un dibattito con Enrico Borghi. «La giornata di oggi, a causa della tensione creata dai No Vax, è costata molto - dice Letta -, pensiamo a quelli che non hanno preso il treno, io stesso ho cambiato programma e sono venuto in auto. Se non è successo nulla dobbiamo ringraziare le forze dell'ordine. E con quale coraggio si può restare in maggioranza dopo aver votato contro il Green pass in una giornata così? ». Al Nazareno sono convinti che la scelta di Salvini di mandare Enrico Borghi in commissione a tentare di affossare il Green pass, (il deputato sostituiva un collega) risponde anche a una scelta interna: «Mandare un messaggio a Giorgetti e ai governatori leghisti, visti come un pericolo da Salvini, specie con i sondaggi così negativi"». La bufera sul Green pass, inevitabilmente, ha fatto passare in secondo piano il motivo originario dell'appuntamento di Bologna: la presentazione delle Agorà del Pd, la nuova piattaforma con la quale il partito vuole aprirsi alle proposte dei cittadini, sperimentata con successo a Barcellona, la cui sindaca Ada Colau era tra gli invitati di ieri alla Festa dell'Unità. A garanzia delle proposte che usciranno dalle Agorà è stato nominato un osservatorio indipendente i cui membri Letta presenta con grande soddisfazione: lo scrittore e magistrato Enrico Carofiglio, il fondatore della Comunità di Sant'Egidio Andrea Riccardi, l'ex segretaria della Cisl Anna Maria Furlan, l'ex leader dei verdi europei Monica Frassoni, la vicepresidente dell'Emilia Romagna Elly Schlein e l'economista Carlo Cottarelli («il cui lavoro sulla spesa pubblica è stato interrotto e avrebbe dovuto continuare", dice Letta pensando a Matteo Renzi). «Tutte persone diverse che dimostrano come le Agorà non siano una cosa interna al partito, vogliamo costruire qualcosa di più», un modo per rispondere a chi lo ha accusato di nascondere il simbolo del Pd nelle suppletive di Siena. Ma oggi c'è una questione che va al di là della Toscana, «qui c'è a rischio il governo». --© RIPRODUZIONE RISERVATA