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Francesco Spini / MILANONuovo colpo di scena nella partita più calda della finanza italiana, quella che corre sul filo tra Mediobanca e Generali. Il protagonista è Francesco Gaetano Caltagirone, il quale - già secondo maggior azionista delle Generali - lo scorso marzo era spuntato anche nel capitale di Piazzetta Cuccia con l'1%. Il costruttore romano non si ferma e prosegue ora la sua salita nell'istituto guidato da Alberto Nagel. Con un'operazione datata 12 luglio - ed emersa ieri nelle comunicazioni alla Consob - sale al 2,88% dei diritti di voto con altre posizioni lunghe per un ulteriore 2,175%. Queste ultime sono detenute attraverso opzioni «put» (di vendita) con scadenze il 16 luglio (dunque già passata), il 20 agosto e il 17 settembre. Vuol dire che l'Ingegnere ha prenotato una possibile salita fino al 5% di Mediobanca con uno scambio tra opzioni e titoli che potrebbe portargli una immediata plusvalenza.Quella dell'Ingegnere è una mossa dettata dalla grande liquidità di cui dispone e che va in un certo senso a ricostituire lo storico investimento che il gruppo ha nelle banche: se si corre indietro nel tempo troviamo volta a volta Caltagirone importante socio privato in istituti quali Bna, Bnl, quindi Monte dei Paschi di Siena, da cui esce per dirigersi su Unicredit, parentesi poi chiusa. Ora ecco la salita nella banca d'affari milanese come terzo azionista dopo Mediolanum (al 3,28%) e potenzialmente - quando e se salirà al 5% - dietro a Leonardo Del Vecchio, che ha il 18,9% con la possibilità di arrivare (si dice a breve) entro il 20% del capitale. Per Caltagirone, insomma, si tratterebbe di diversificazione, di creare un'altra gamba nelle molteplici scelte di investimento del gruppo, contando di fare - nel caso di Mediobanca - un buon investimento. Di recente, del resto, anche analisti come quelli di Citi hanno ricordato i «forti fondamentali» di Piazzetta Cuccia, e la sua «alta profittabilità». È però anche evidente che l'operazione arriva in un momento cruciale per la vita delle Generali, di cui Mediobanca è prima azionista con il 13% e dove Caltagirone è secondo socio al 5,60% davanti a Del Vecchio che ha il 4,82% e con cui l'Ingegnere pare muoversi in buona sintonia. È un momento cruciale, perché presto - probabilmente già col consiglio convocato per il 2 di agosto per approvare i conti dei primi sei mesi - si potrebbero aprire le discussioni sul futuro assetto di vertice della compagnia, sulla possibile «lista del cda» e sul piano industriale - cui già lavora l'attuale ad Philippe Donnet - che richiederà un maggior sforzo nelle fusioni e nel salto digitale che il Leone sarà chiamato a fare. Caltagirone nei mesi scorsi s'è mostrato risoluto al punto da disertare l'assemblea nel chiedere una discussione franca su persone, strategie e assetti di governance (a cominciare dalla possibile presenza di un direttore generale o di un comitato esecutivo). Ora le diplomazie sembrano al lavoro per raggiungere una soluzione. Ci sono poi le tante ipotesi legate al futuro di Mediobanca, che potrebbe proseguire nella sua caccia (si parla per il futuro di una possibile fusione con Mediolanum dopo il tentativo sfumato su Banca Generali) o finire a sua volta preda. S'è parlato di Unicredit, anche se l'amministratore delegato Andrea Orcel, per il momento, non sembra ritenere le aggregazioni prioritarie, essendo piuttosto concentrato sul rilancio della banca. --© RIPRODUZIONE RISERVATA