L'Oms: gli Usa rischiano di essere l'epicentro globale Ma Trump vuole riaprire
il retroscenaPaolo MastrolilliINVIATO A NEW YORKL'Organizzazione mondiale della sanità lancia l'allarme, avvertendo che gli Usa stanno diventando l'epicentro globale della pandemia di coronavirus, ma il presidente Trump risponde che vuole riaprire il Paese «entro Pasqua». Posizioni inconciliabili, da cui dipende il destino di milioni di persone, mentre Wall Street riprende fiato sperando nell'approvazione del pacchetto da 2 trilioni di dollari per rilanciare l'economia.La portavoce dell'Oms Margaret Harris ha sottolineato che l'85% dei nuovi casi è in Europa e America. Il 40% è concentrato negli Stati Uniti, saliti ormai al terzo posto nella graduatoria mondiale, dopo Cina e Italia. Ieri negli Usa i contagi sono arrivati a oltre 50.000 e i morti a circa 700. Andrew Cuomo, governatore di New York che è lo Stato più colpito, ha lanciato l'allarme perché «la curva si sta impennando molto più velocemente di quanto pensassimo. I contagi raddoppiano ogni tre giorni. Servono 30.000 ventilatori, il governo federale deve muoversi». Per queste ragioni l'Oms avverte che l'America può diventare a breve il nuovo epicentro globale. Ieri però Trump ha ripetuto che vuole riaprire il Paese, indicando Pasqua come data ideale, cioè il 12 aprile. Se allenterà davvero le limitazioni a tutte le attività, a partire da lunedì prossimo quando scadranno i 15 giorni di "social distancing" chiesti dal governo federale, si assumerà una grande responsabilità. Se riuscirà insieme a far ripartire l'economia e contenere i contagi, come promette, diventerà il leader globale della risposta al coronavirus e si garantirà la rielezione a novembre; se fallirà, mettendo a rischio la vita di molti americani, condannerà la sua presidenza.Il capo della Casa Bianca ha sottovalutato la pandemia dal principio, forse perché pensava che fosse davvero contenibile con la sua decisione di bloccare i voli dalla Cina, o più probabilmente perché sperava che passasse senza fare i danni che ora sta provocando all'economia, e quindi alla sua campagna per la rielezione a novembre. L'emergenza esplosa in altri Paesi come l'Italia, e le pressioni venute dai medici per evitarla o mitigarla negli Usa, lo hanno convinto ad agire nelle ultime settimane. Ora però le dimensioni della crisi stanno diventando enormi, e alcuni consiglieri lo stanno spingendo a riaprire l'America. Il ragionamento è che la catastrofe economica, oltre a mettere a rischio la sua rielezione, minaccia di fare più danni e vittime dell'epidemia. Trump ad esempio ha notato che l'influenza uccide migliaia di persone ogni anno, molte più del coronavirus, senza creare tanto allarme e paralizzare il Paese. Quindi lo stesso atteggiamento si potrebbe usare nei confronti della pandemia, accettando l'inevitabilità del fatto che faccia vittime, per salvare però gli Usa dal disastro ancora più grave minacciato dalla depressione. Il capo della Casa Bianca ha ammesso che i suoi consiglieri medici come il virologo Anthony Fauci, sparito dai briefing da un paio di giorni e forse vicino al licenziamento, non sono d'accordo: «Fosse per loro, chiuderebbero tutto per due anni». L'ex vice presidente Biden e probabile candidato presidenziale democratico gli ha risposto invitando gli americani ad «ascoltare medici e scienziati invece di Trump», ma anche alcuni repubblicani come il governatore dell'Ohio DeWine si oppongono: «Noi salviamo la nostra economia salvando prima le vite umane». Lui però ritiene che sia possibile ottenere le due cose insieme, ossia limitare il più possibile il contagio, ad esempio continuando la chiusura nelle zone più colpite e proteggendo gli anziani vulnerabili, e riaprire il resto del Paese facendo ripartire l'economia. Se avrà successo, passerà alla storia come un grande statista, ma se fallirà la storia lo condannerà. --© RIPRODUZIONE RISERVATA