L'ex premier si sfoga: «Sono sempre i soliti due magistrati»
il retroscenaFrancesco BeiOltre venti perquisizioni in undici città italiane, decine di agenti della Guardia di Finanza impegnati fin dall'alba. Un dispiegamento di forze enorme quello messo in campo dalla procura di Firenze. Per Matteo Renzi un apparato investigativo «degno di una caccia al superboss Messina Denaro». L'ex presidente del Consiglio è rimasto spiazzato dalla brutta notizia arrivata con il caffè. Ma la raccomandazione ai suoi è di mantenere i nervi saldi e l'ordine viene rispettato alla lettera, tanto che nessuno di Italia Viva commenterà fino a sera lo tsunami in arrivo da Firenze. «Scriverò io una cosa su Facebook...». E tuttavia nelle conversazioni e negli sfoghi privati del leader con i suoi emerge tutta l'amarezza per un'inchiesta che per Renzi rasenta l'accanimento per «l'assoluta sproporzione» tra i mezzi utilizzati e le ipotesi investigative. Nelle telefonate con i dirigenti di Italia Viva, il senatore fiorentino è netto: «Sono sempre quei due, sempre loro. I soliti». Un riferimento polemico al procuratore capo di Firenze Giuseppe Creazzo e all'aggiunto Luca Turco, gli stessi che hanno indagato Tiziano Renzi e Laura Bovoli. E che lo scorso mese hanno notificato ai genitori di Renzi l'avviso di chiusura dell'inchiesta contestando loro il reato di bancarotta fraudolenta e false fatturazioni per la gestione di alcune cooperative.In questo caso, anche se non c'è la famiglia di mezzo, la preoccupazione non è meno grande. Perché per Renzi a questo punto nel mirino è finita proprio Italia Viva. Certo, non c'è nessun collegamento fra la Fondazione Open - nata nel 2012 come Big Bang poi sciolta nel 2018 - e la nuova creatura renziana. «Ma è chiaro che il messaggio che sta passando è questo: chi dà i soldi a Renzi, in maniera regolare e tracciata, comunque viene perquisito e gli sottraggono computer e cellulari. Sotto questa spada di Damocle quali finanziatori si fanno avanti?». In un lungo post Renzi è sarcastico: «Sono giunto al paradosso di dare un suggerimento per il futuro alle aziende: vi prego non finanziate Italia Viva se non volete passare guai di immagine». A chi «si ribella a questo massacro mediatico e vuole sostenerci», l'ex segretario dem suggerisce «non mega versamenti, ma piccole donazioni da 5, 10, 100, massimo 1.000 euro». Nel merito, il capo di Italia Viva è sicuro che si tratti di una montatura, anzi peggio, di una «pesca a strascico: perquisiscono gli uffici di tutti quelli che compaiono nell'elenco dei sostenitori di Open. Parliamo di donazioni fatte con bonifici o carte di credito, tutto tracciabile e nel rispetto della legge. Ma evidentemente sperano di trovare qualcosa». La sensazione di Renzi è quella di subire un'ingiustizia. E lo sfogo con i suoi è altrettanto severo: «In Italia ci sono cinquantamila fondazioni che finanziano iniziative politiche. Eppure questa solerzia viene usata solo con noi. Perché?». Senza dare la risposta, il leader si limita a constatare il rischio che attorno a Italia Viva «adesso si crei il deserto». Un pericolo altissimo soprattutto in questa fase nascente, dove occorre fare iniziative sul territorio, organizzare eventi, farsi notare. E ovviamente spendere un po' di soldi per farsi pubblicità. Quanto all'attacco politico di Luigi Di Maio, che è arrivato a chiedere una «commissione d'inchiesta» sui fondi ai partiti, Renzi replica sullo stesso piano tirando in mezzo la Casaleggio e i presunti collegamenti con la Cina: «Dovremmo allargare la commissione di inchiesta anche a quelle società collegate a movimenti politici che ricevono collaborazioni e consulenze da società pubbliche. Italiane, certo. Ma non solo italiane». -- BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI