Russo e Gialuz le carte del Pd per lanciare la sfida a Dipiazza

Giovanni TomasinTRIESTE. È presto ma è tardi. Ora che il sondaggio della Lega e la ricandidatura di Roberto Dipiazza hanno avviato il confronto sulle prossime comunali a Trieste, il centrosinistra deve porsi un doppio rebus: candidato e alleanze. Mentre in casa Pd ci si arrovella su nomi noti o su ipotesi del "papa straniero" della società civile, Open Fvg chiede di avviare il confronto e di pensare a eventuali primarie. Il 2021 è lontano e nessuno conosce il panorama politico locale e nazionale in cui si terrà il voto. Al contempo il 2021 è vicino, perché tutti concordano sulla necessità di lavorare da subito a uno schema per riprendere palazzo Cheba. Il segretario regionale del Partito democratico Cristiano Shaurli traccia la linea senza rinunciare a una sferzata all'idea del Dipiazza-quater: «Per noi è fondamentale costruire alle amministrative un'alternativa al pensiero unico e sempre più estremista della Lega. Quel poco che resta del centrodestra silenziato ed egemonizzato dalla Lega prenda pure le sue decisioni, detto ciò fa sorridere, e non solo per simpatia umana, che una città come Trieste si possa affidare ancora a Dipiazza. Mai come oggi alla città serve slancio, capacità di progettare e stare sui temi e sulle sfide del futuro, non certo battere record di numero di mandati».Il dibattito all'interno del partito su come tutto ciò debba tradursi in pratica e su che volto dargli è aperto. I pochi nomi certi son noti.Il presidente di Barcolana Mitja Gialuz, compagno della deputata Debora Serracchiani, ha appena ottenuto una cattedra da ordinario all'Università di Genova. «Sicuramente non abbandono Barcolana e Trieste che amo», ha commentato il diretto interessato, ma più di qualcuno ritiene che a queste condizioni la sua candidatura sia meno probabile (anche perché i contratti di ateneo prevedono un periodo di prova triennale). C'è anche chi pensa il contrario, ovvero che la stabilità ottenuta dia a Gialuz una chance di muoversi più liberamente anche in politica. Dubbi che soltanto il volto di Barcolana potrà sciogliere.Il vicepresidente del Consiglio regionale Francesco Russo non ha mai nascosto il suo anelito verso piazza Unità. L'ex senatore dem sta lavorando a una piattaforma ispirata alle esperienze amministrative riuscite del centrosinistra in giro per l'Italia, una base di partenza in attesa che il tempo e le elezioni (quelle in Emilia Romagna sono la prima svolta portante) chiariscano le prospettive locali e nazionali. Nell'area di Russo si guarda con circospezione all'annuncio di Dipiazza: in questi anni i due si sono dati di gomito più volte e c'è chi sogna di sfondare al centro con un'unione civica in funzione anti-leghista. Ma non si esclude nemmeno di occupare quello spazio politico (inglobando magari qualche esponente) nel caso in cui il primo cittadino salga sul Carroccio una volta per tutte.Il punto, come sempre, sta nel partito. Per i dem russiani l'ex senatore è l'unico nome spendibile sulla piazza. Da sinistra però c'è chi osserva che il ruolo "anti-establishment" di Russo è venuto meno con l'uscita di scena del suo storico competitore, Ettore Rosato, confluito in Italia Viva, e con l'adesione alla linea Zingaretti. Per arrivare alla candidatura Russo dovrà costruire una nuova immagine e riuscire a trascinare il partito sulle proprie.Ma il tempo, dicevamo, è tanto e poco al contempo. E più di qualcuno pensa che nei mesi a venire altri nomi possano emergere, magari dalla sempre evocata società civile.L'ex sindaco Roberto Cosolini ha escluso un suo ritorno sul campo delle comunali, ma avverte i colleghi: «La partita è aperta. La popolarità di Dipiazza è indubbia ma lo è anche la percezione crescente che in città non si stia costruendo il futuro. Stabiliamo i contenuti e perseguiamo le alleanze più ampie possibili, senza pretese di egemonia, per dare voce alla parte di Trieste che vuole cambiare». Fuori dal recinto dem, Giulio Lauri di Open Fvg: «Lavoreremo per un centrosinistra unito che non si basi solo sui partiti. Se ci saranno più candidati, le primarie restano la soluzione più democratica». Nel 2021 l'attuale assetto giallorosso influenzerà ancora le alleanze? La base pentastellata locale non vedrebbe di buon occhio un patto col Pd. Ma nessuno, al momento, pare prendere l'idea sul serio. -- BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI