Code calate in Pronto soccorso Il Distretto verrà potenziato

Laura BorsaniIl Pronto soccorso del San Polo ha già compiuto passi significativi nel migliorare l'organizzazione e la capacità di risposta ai pazienti. L'accoglienza da parte dei volontari dell'Avo ha permesso di dialogare e guidare gli utenti in attesa. L'attivazione dell'ambulatorio dedicato ai codici bianchi e verdi, cosiddetto Rau (Rapid assesstment unit), lo scorso agosto, s'è rivelato decisamente funzionale nell'abbattere code e ridurre i tempi di gestione dei pazienti. Il direttore della Struttura complessa Pronto soccorso Medicina d'urgenza, Alfredo Barillari, ha osservato: «È cambiato il clima interno, le code sono state ridotte, ma soprattutto sono diminuite le tensioni». Ha definito l'ambulatorio Rau «un modello vincente».È emerso l'altro ieri, durante l'incontro, in Biblioteca, promosso dal consigliere di Fdi, Mauro Steffè, dedicato al futuro della sanità, quando il primo gennaio 2020 entrerà in vigore la riforma regionale. Barillari ha esposto il suo punto di vista in merito all'attività del Pronto soccorso. Uno spaccato significativo, trattandosi di un Servizio che rappresenta «il confine tra l'ospedale e il territorio». E il collegamento tra ospedale e territorio è uno degli aspetti sul quale la riforma intende incidere, ai fini della continuità socio-sanitaria nella presa in carico dei cittadini. Il potenziamento, dunque, del Distretto. Il concetto è «creare un equilibrio socio-sanitario che passa attraverso l'integrazione tra il territorio e l'ospedale», ha spiegato Michele Luise, per 3 anni direttore del Distretto Basso Isontino. Il medico ha detto di più, illustrando alcuni punti della nuova riforma: «Il Distretto dovrà prendersi in carico il paziente che ha un problema. La nuova legge propone un Distretto di riferimento per indirizzare e assumere le scelte appropriate per i pazienti». Con ciò, a suggerire che quanti attualmente si riversano sul Pronto soccorso con problematiche minori, potrebbero essere seguiti dal Distretto. «La questione di fondo - ha aggiunto - sono le risorse economiche da destinare al territorio». Luise ha posto un ulteriore aspetto: «La popolazione anziana è in crescita e se da un lato si è allungata la vita, dall'altro bisogna fare i conti con le cronicità, spesso anche multiple. La sfida del futuro sarà proprio questa. Altro capitolo è la prevenzione, dove indirizzare le risorse». Barillari ha sottolineato: «La domanda di salute è in aumento. La criticità trasversale è la mancanza di medici, molti professionisti tendono a scegliere attività per le quali la qualità della vita è maggiore».Su tutto il riassetto delle Aziende sanitarie. Con l'area isontina "agganciata" a Trieste. Un'Azienda unica a fronte di rapporti strutturati tra gli ospedali di rete di Monfalcone e Gorizia e quelli del capoluogo regionale e la sua Università quali strutture di riferimento, di primo livello. Ma c'è da temere che la nostra sanità sarà «mangiata» da Trieste? Luise ha osservato: «Con Trieste avremo un'unione tecnica, scientifica e di professionalità importante. L'elemento più significativo è che la riforma struttura e definisce meglio ruoli e specificità. Inoltre anche sugli ospedali di rete si potranno fare scelte di tipo Hub, fortemente specializzate, come nel caso del Piede diabetico al San Polo, che sta assumendo un ruolo di riferimento regionale». Barillari ha argomentato: «Avremo vantaggi, attraverso interscambi tra professionisti. L'aspetto positivo è lavorare in rete. Le problematiche sanitarie gravi devono confluire a Trieste. Si tratta di cambiare la concezione di ospedale, è un salto culturale da fare, alcune scelte non sono di risparmio, ma di salute».-- BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI