Il "Serpente" finisce nel mirino della Pro loco
Finito con un nulla di fatto, per prescrizione del reato, lo scontro con l'ex sindaco di San Canzian d'Isonzo Silvia Caruso e l'imprenditore vitivinicolo Enzo Lorenzon, il "Serpente" Sergio Marini si trova invischiato in nuovi guai giudiziari. Questa volta nati in seno alla Pro loco, con cui Marini ha collaborato fino all'edizione 2008 de "La Cantada", quella incriminata per i "gossip" su Caruso e Lorenzon. «Da quello che io e il mio legale, l'avvocato Massimo Bergamasco, abbiamo appreso da Francesco Orlando, entrato nel direttivo dell'associazione in seguito alle dimissioni di Fabrizio Nardi - spiega Marini -, la querela per diffamazione a mezzo stampa è stata sporta per i contenuti della pagina 45 dell'ultimo numero di "Serpentade"». Vale a dire quella in cui viene messa alla berlina la Pro loco per la sua presunta invidia nei confronti degli ottimi risultati di diffusione e, soprattutto, raccolta pubblicitaria del numero unico edito da Marini e diretto concorrente de "La Cantada". A finire nel mirino di Marini e dei suoi numerosi collaboratori sono stati però in particolare il presidente del sodalizio Franco Miglia, la sua vice Loredana Barile e l'ex presidente della Pro loco e componente del direttivo Carlo Blasini. «Posso supporre che l'azione legale sia partita da una di queste tre persone», afferma Marini, che ha quindi deciso di lanciare un "toto querela" sulla propria pagina Facebook. In attesa della conclusione del processo di appello, è invece andato prescritto il reato di diffamazione a mezzo stampa per cui Marini era stato condannato il 14 maggio del 2014 in primo grado dal Tribunale di Gorizia in seguito alla querela presentata nel 2008 dall'allora sindaco di San Canzian d'Isonzo e dall'imprenditore Enzo Lorenzon. Marini, sempre assistito dall'avvocato Bergamasco, aveva deciso di ricorrere in appello all'inizio di luglio del 2015, allo scadere del tempo concesso per avviare l'azione legale, basata sull'assenza di elementi univoci di riconoscibilità dell'autore, ma anche sulla difesa della libertà di pensiero propria della forma satirica. A carico del giornalista satirico il Tribunale di Gorizia aveva disposto 2mila euro di multa, con sospensione condizionale della pena, e il risarcimento delle parti civili, Lorenzon assistito dall'avvocato Riccardo Cattarini e Caruso difesa da Ilaria Celledoni, per un importo fissato in 2. 500 euro a ciascuna delle parti lese. Il tutto oltre alla rifusione delle spese legali.(la. bl.)