La “goba” Paola Gonzaga ultima contessa di Gorizia

Il 16 novembre del 1478 venne celebrato a Bolzano il matrimonio tra Paola Gonzaga (1463-1497) e Leonardo di Gorizia (1440-1500), di vent'anni più grande della sposa quindicenne. Matrimonio politicamente combinato come si usava, per rinsaldare l'alleanza col Sacro Romano Impero, al quale erano attratti i signori di Mantova, specie dopo l'investitura a marchese nel 1433 di Gianfrancesco Gonzaga dall'imperatore Sigismondo, suggellata poi col matrimonio tra il figlio diciannovenne Ludovico e la giovane nipote dell'Imperatore Barbara di Brandeburgo, di dieci anni. Dall'unione nacquero undici figli, con il primogenito Federico accasato a Margherita di Baviera nel 1463 e Barbara in sposa ad Eberardo di Wüttemberg nel 1474. Quello di Paola era quindi il terzo dei matrimoni combinati con esponenti della aristocrazia germanica, della quale Leonardo era eminente membro per il vasto territorio della Contea amministrata, dal Tirolo orientale all'Adriatico. Il matrimonio ebbe pessimo inizio. Per motivi diversi, la peste in Friuli, le scorrerie dei turchi e la scarsa convinzione del Conte per la giovinetta "alquanto goba" nel difetto ereditario dei Gonzaga, trascorsero cinque anni dall'avvio delle trattative matrimoniali alla celebrazione, alla quale fu accompagnata dal fratello Ludovico, poi vescovo di Mantova. Anche per le scorrerie turchesche alla quale Gorizia era esposta, presero dimora nel castello di Bruck a Lienz, l'altra capitale della vasta contea goriziana. Nel maniero della Val Pusteria, la giovane sposa ebbe un proprio appartamento e persone al suo servizio portate da Mantova. Dopo un anno nacque una bimba presto deceduta ma nessun erede maschio a proseguire il casato dei Gorizia, che con Leonardo si estingue ereditando la Contea Massimiliano d'Asburgo. I contrasti tra Leonardo e i Gonzaga, che si erano impegnati a versare in due rate ventimila fiorini e diecimila tra vestiti e gioielli senza però saldare la dote, e la grande differenza tra la corte rinascimentale di Mantova e l'austerità medievale di castel Bruck disperso tra le montagne, alla quale non poteva supplire la pur notevole biblioteca che Paola aveva recato seco, influirono senz'altro sulla sua salute cagionevole. Secondo lo storico bavarese Franz Babinger (Studi Goriziani XX, 1956), il decesso di Paola è avvenuto dopo una lunga infermità a trentatré anni a Gorizia verso la fine del 1496 per essere verosimilmente tumulata dal consorte nel duomo della città, nella cappella di Sant'Anna dietro il cenotafio di Leonardo, sul quale è rappresentata dalla figurina femminile che regge il blasone dei Gonzaga. Le sue spoglie vennero invano reclamate dalla famiglia, finendo poi disperse nei secoli successivi. Di Paola Gonzaga rimane però un bellissimo ritratto all'età di nove anni circa, di uno tra i massimi pittori Andrea Mantegna, nella Camera degli Sposi o "camera picta" della reggia di Mantova, nota per l'oculo che illusionisticamente sfonda il soffitto con la vertigine dei putti aggrappati alla balaustra, dal cielo azzurro dipinto dal quale sgorga la luce che illumina la famiglia di Ludovico Gonzaga, con il cane Rubino sotto la sedia e la piccola Paola al centro della scena, nel gesto di porgere una mela alla sua mutter tedesca, Barbara di Brandeburgo. Diego Kuzmin