Addio all'attrice Monica Scattini, signora della comicità seducente

ROMA Spiritosa, seducente, autoironica, amante dei ruoli da commedia, quelli che le hanno portato la maggiore notorietà al cinema e in tv oltre a un Nastro d'argento e un David di Donatello, ma anche di quelli più profondi e drammatici, che ha interpretato soprattutto in teatro. Monica Scattini, morta ieri dopo una lunga malattia a 59 anni (era nata nella capitale il 1 febbraio 1956), si era innamorata del cinema sin da bambina, grazie al padre, Luigi Scattini, regista. «Da bambina andavo a trovarlo sul set e impazzivo per quel mondo, mi piaceva tutto, mi sembrava di essere al circo» aveva spiegato in un'intervista. Set sui quali incontra stelle come Buster Keaton e che le fanno nascere la passione per la recitazione. Studia a Roma con Alessandro Fersen e il suo esordio sul grande schermo avviene nel 1974 in "Fatti di gente perbene" di Mauro Bolognini. L'ultima regia del padre, 'Blue Nude', girato a New York nel '77, la porta nella grande Mela, dove studia all'Actor's Studio. Ha modo di partecipare a grandi film come "Toro Scatenato" di Scorsese (in una piccola parte, poi tagliata) e nel musical "Un sogno lungo un giorno" di Francis Ford Coppola (1982). Poi recita in "Lontano da dove" (1983) di Stefania Casini e Francesca Marciano, per cui vince il Nastro d'argento come attrice non protagonista. Da allora alterna commedie a pellicole d'autore, conquistando un David di Donatello per "Maniaci sentimentali" di Simona Izzo (1994). Recita con Scola (La Famiglia, '87), Marco Risi, Sergio Corbucci, Dino Risi, Mario Monicelli (Parenti serpenti 1992), Carlo Mazzacurati, Carlo Vanzina, Christian De Sica, fino all'ultimo "Una donna per amica" di Giovanni Veronesi (2014). Ha lavorato molto in tv, da "La tv delle ragazze", a "Elisa di Rivombrosa" a "Un ciclone in famiglia".