La madre dell'assassino: «Tragedia per due famiglie»

di Stefano Giantin wTRIESTE Nell'aula del tribunale per le cause penali, sul Queens boulevard, un grande edificio in cemento con piccole finestre sulla facciata, c'era anche lei, martedì pomeriggio. Lei è Marcella Bonich, la madre di Alexander Rudolf Bonich, l'uomo che sabato scorso all'Astoria Park ha tolto la vita allo storico William Klinger. Marcella che, ha raccontato il Wall Street Journal, è arrivata in città e si è subito recata alla "Queens Criminal Court" per assistere alla prima comparizione del figlio davanti a un giudice. Giudice che, fra l'altro, ha ordinato che Bonich rimanga in carcere e negato la cauzione. L'anziana donna, oggi ultranovantenne, era seduta in aula, ha raccontato il Wsj. E ha parlato, in «un inglese frammentario», malgrado i tanti anni trascorsi negli States. Madre di Bonich che ha definito l'intera storia «una tragedia per due famiglie», quella dell'assassino e quella dell'assassinato. Assassino, celibe e senza figli che, ha rivelato Marcella Bonich, riporta sempre il Wall Street Journal, «viveva in Slovenia ma trascorreva molti mesi dell'anno a New York». La donna ha confermato altri dettagli sulla storia del figlio, laureatosi all'Hunter College in «Scienze politiche», un lavoro come «traduttore» per un'agenzia governativa americana negli Anni Novanta, un master a Malta nel 2004. Ma Alexander Bonich ha anche una grande passione, «è un'enciclopedia di storia, come Klinger». I due si conoscevano e dall'anno scorso «si vedevano sempre più spesso», forse a causa dell'«affinità per la storia» che condividevano, ha spiegato Marcella Bonich. Marcella che ha anche un volto, quello di una donna con i capelli bianchi e un grande paio d'occhiali. Così appare su un video postato su YouTube, registrazione di una performance teatrale intitolata Ceznja: Born Longing, un progetto di «storia orale e multimediale» del 2012 di Abena Koomson e Kristina Leko, dedicato alle vite di varie donne emigrate a New York negli scorsi decenni. Fra queste, anche la madre di Alexander Bonich. La donna nel filmato racconta «di essere arrivata a New York nel 1966» e di aver avuto la fortuna «di conquistare un posto di lavoro come donna delle pulizie». Marcella che ha rievocato davanti alla telecamera e a un folto pubblico riunitosi negli spazi del teatro sperimentale newyorkese "The Kitchen", anche l'epopea dell'«emigrazione» dall'Istria «dopo la Seconda guerra mondiale» dei profughi italiani che furono costretti ad abbandonare le città, «lasciandosi dietro tutto». Anche «quasi tutti i miei vicini e le mie amiche se ne andarono» da Zbandaj, vicino Orsara, zona di origine della donna e assieme a loro anche «parenti, cugine, zie e io non potei dire addio a nessuno di loro». «Questo perché «coloro che partivano erano considerati dei nemici dello Stato» e la donna – che al tempo lavorava come insegnante, mestiere che poi riprenderà alla Scuola croata nel quartiere Astoria – non poteva permettersi di essere accusata di collusione col "nemico". L'esodo, un «vuoto irreparabile», che Marcella Bonich aveva definito, si ascolta sempre nel video girato solo tre anni fa, come «il più grande trauma che ho vissuto» nella mia vita. ©RIPRODUZIONE RISERVATA