Il caro tasse annulla il bonus degli 80 euro

ROMA L'aumento del fisco, soprattutto a livello locale, annulla l'effetto degli sgravi e del bonus degli 80 euro. A dirlo una ricerca della Cisl, dalla quale emerge come la pressione fiscale nel complesso cresca per le famiglie, passando dal 30,8% nel 2010 al 31,1% nel 2014. Così lo stesso bonus partito a maggio (oltre che le detrazioni) viene «più che compensato dall'aumento delle altre imposte», in particolare dell'Iva, delle accise e delle addizionali regionali e comunali. La riforma del fisco è «una delle riforme più serie ed urgenti da fare per il Paese», dice il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan, sottolineando che l'obiettivo deve essere quello di avere un sistema «più equo e progressivo». Una riforma in cui intervenire anche sulla tassazione «sui grandi patrimoni immobiliari», aumentandola «in modo proporzionale per cui chi ha di più deve essere chiamato a pagare di più». Allo stesso modo, insiste Furlan, «dobbiamo rivedere la tassazione sulle grandi ricchezze finanziarie». È dunque «l'ora di rivolgersi a chi ha di più», perchè «in questo Paese il carico fiscale, troppo aspro e insopportabile, è tutto sulle spalle dei lavoratori dipendenti e dei pensionati», che non «ce la fanno più». Inoltre, per il leader della Cisl, bisogna intensificare la lotta all'evasione fiscale e alla corruzione. In altre parole, si tratterebbe di una patrimoniale. Ma «non per abbattere il debito pubblico, bensì per diminuire il peso delle tasse sulle fasce medie e basse», aggiunge il segretario confederale Maurizio Petriccioli, in occasione della presentazione della ricerca della Cisl e del Caf nazionale sulle dichiarazioni dei redditi dei lavoratori dipendenti e dei pensionati che nel 2013 si sono rivolti ai centri di assistenza fiscale del sindacato: «Circa 3 milioni di persone, con un reddito complessivo mediamente di 21.800 euro ed un'aliquota media attorno al 17%». «Attraverso il bonus degli 80 euro, il governo ha dato un sostegno ad una parte della popolazione, ma si è dimenticato di un'altra parte che ne aveva altrettanto bisogno, gli incapienti ed i pensionati», rileva ancora Furlan. Del bonus «hanno beneficiato in qualche modo 8,6 milioni di famiglie italiane, circa un terzo del totale» ma nell'orizzonte di medio termine 2010-2014, appunto, l'effetto viene annullato e solo le famiglie dei lavoratori dipendenti con un reddito tra gli 8mila ed i 26mila euro, afferma inoltre Petriccioli, conservano «un piccolo beneficio», che però «non ha la forza» di rilanciare l'economia, in cui - è la fotografia della ricerca - reddito e consumi sono in calo ed il risparmio si erode sempre più.