Lo studio di Cuccia diventa sala consultazione

MILANO Aprirà al pubblico il luogo più inaccessibile d'Italia, lo studio in cui lavorava Enrico Cuccia, il grande tessitore della finanza italiana. Vi si potrà accedere per consultare, su richiesta, i preziosi incunaboli della biblioteca di Mediobanca che metterà a disposizione del pubblico 12.250 volumi, di cui 4.507 antichi e 515 molto rari. Si tratta del fondo Mediobanca (cioè dai 203 libri ricevuti in omaggio da Enrico Cuccia e Vincenzo Maranghi nel corso della loro attività professionale) e soprattutto dal fondo Mignoli, cioè dagli oltre 12 mila volumi donati dal giurista Ariberto Mignoli. L'austera scrivania del banchiere è stata conservata così come il fondatore di Mediobanca l'ha lasciata alla sua morte: l'austera scrivania, una sedia, la mappa antica di Parigi. E proprio a Mignoli, scomparso nel 2003, è stata dedicata la presentazione della biblioteca. Mignoli è stato il creatore del patto di Mediobanca (di cui è stato presidente onorario fino alla morte), artefice della normativa sulla Consob e del testo unico della finanza, consulente di una buona fetta del capitalismo italiano. L'iniziativa è stata presentata ieri dall'ad di Mediobanca Alberto Nagel, dai giuristi Guido Rossi e Piergaetano Marchetti e dall'ex ministro Giorgio La Malfa. L'evento è stato l'occasione per alcuni ragionamenti di Nagel sul ruolo dei patti di sindacato in Italia: «Da un lato auspichiamo la cancellazione o l'abolizione dei patti di sindacato salvo poi, qualche mese dopo, aver paura di una navigazione in mare aperto. É impossibile immaginare oggi nuovi demiurghi, come ogni tanto ci viene dato da leggere e auspicare che il mercato faccia il suo corso», ha detto. Per Nagel «in Italia si pone troppa enfasi sulle evoluzioni degli azionariati delle società e meno sulle responsabilità dei consigli di amministrazione, palesando una velata contraddizione tra la necessità sollevata da alcuni di cancellare i patti di sindacato e la paura che questo possa poi creare confusione e instabilità». Con il piano industriale annunciato a giugno 2013, Mediobanca, azionista di Generali, ha mandato in soffitta il cosiddetto salotto buono a favore di un maggior focus sul core business. Questo cambio di rotta è risultato evidente in queste settimane nella vicenda Telecom, in particolare dopo la sconfitta nella gara per la brasiliana Gvt a favore di Telefonica.Non manca quindi chi, tra analisti e osservatori, ha posto dei dubbi sul nuovo ruolo di Mediobanca: «Credo che i consigli che funzionano bene e producono buoni risultati poi automaticamente hanno l'approvazione di tutti gli azionisti, sia quelli stabili sia quelli di mercato», ha soggiunto Nagel. (pcf)