La Toscana è la prima a dare il via all'eterologa «Evitiamo il far west»

ROMA È la Toscana la prima Regione italiana ad aver "sancito" il via libera alla fecondazione eterologa: con una delibera approvata, da ieri autorizza, infatti, i centri pubblici e privati. Un annuncio che giunge in contemporanea al documento elaborato dagli esperti del "Tavolo tecnico" nominato dal ministero e che fissa le indicazioni per l'eterologa prevedendo, tra l'altro, la possibilità di più figli dallo stesso donatore/donatrice a famiglia e un limite di 25 nati per ogni singolo donatore. Il ministro Lorenzin ha reso noto che è già pronto un decreto in materia. Tavolo di esperti Ogni coppia che accederà all'eterologa, secondo le indicazioni elaborate dal tavolo tecnico, potrà avere più figli nati dallo stesso donatore biologico. Il limite al numero di nati per ciascun donatore deve basarsi su valutazioni epidemiologiche che, «già effettuate in altri paesi, limitano a circa 25 le nascite per una comunità di un milione di abitanti (nascite in un numero di famiglie non superiore a 10) mantenendo inalterato il rischio di incontro involontario tra consanguinei». Gli esperti indicano inoltre la necessità di definire l'immediata disponibilità di norme e l'apertura di uno specifico capitolo di spesa per la realizzazione delle bio-banche pubbliche, sottolineando che «non sussistono particolari impedimenti all'attivazione delle procedure di donazione di gameti in Italia». Via libera della Toscana La Regione Toscana ha deliberato la possibilità di offrire l'eterologa ai propri cittadini nei centri pubblici, privati e convenzionati. La delibera sarà esecutiva dopo la pubblicazione nel Bollettino ufficiale della Regione e «riempie lo spazio di incertezze che si è aperto dopo la sentenza della Corte» ha spiegato l'assessore alla Salute, Luigi Marroni aggiungendo che «la Toscana interviene per evitare un far west in una materia così delicata». Le norme «intervengono esplicitamente al fine di garantire che le donazioni avvengano attraverso protocolli medico-sanitari rigorosi e si assicuri piena ed effettiva gratuità delle donazioni e scongiurare così rischi di commercializzazione». Ad esempio, il testo prevede che l'età dei donatori sia «tra 18 e 35 anni per le donne e fino a 50 per gli uomini», che la donazione sia «anonima e gratuita»; che «i dati del donatore siano resi noti al personale sanitario solo in casi straordinari». La delibera poi prevede che possano accedere alla donazione «coppie di maggiorenni di sesso diverso, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile». Il governatore «Stiamo coadiuvando il lavoro del ministro Lorenzin - ha chiarito il presidente della Toscana, Enrico Rossi -. Non è una fuga in avanti, ma solo un modo un modo per mettere sullo stesso piano privato e pubblico».