Mosca nel mirino Ora lo "zar" deve rivedere i piani
ROMA E adesso che farà Vladimir Putin? Gli analisti e la stampa internazionale si interrogano sulle mosse del presidente russo dopo il disastro del volo MH17. La strategia del Cremlino sulla crisi finora è parsa chiara. Sostenere i ribelli filo-russi dell'Est, con armi e intelligence, e usare la guerra civile come strumento di pressione sul governo nemico di Kiev per mantenere l'influenza di Mosca sul Paese vicino. In questa strategia, i ribelli del Donbass sono un'arma, il gas e i rapporti commerciali un'altra. Finora Putin ha manovrato abilmente: foraggiando gli insorti, minacciando un'invasione e poi ritirandosi, sfruttando le divisioni fra gli europei e gli Stati Uniti. Ma ora, «se venisse fuori che il Boeing 777 è stato abbattuto dai separatisti, con armi fornite da Mosca, questo cambierebbe in modo significativo i termini della questione», osserva ad esempio la Bbc. «Gli Stati Uniti hanno rafforzato le loro sanzioni economiche verso Mosca, ma l'Unione Europea finora non ha seguito Washington - prosegue l'emittente pubblica britannica -. Se però la Russia fosse coinvolta in questa tragedia, allora crescerebbe la pressione per sanzioni più dure». Dello stesso avviso il quotidiano britannico Guardian: «La preoccupazione più grande di Putin - ha detto al Guardian l'analista Ben Judah - è che il Congresso americano consideri la Repubblica popolare di Donetsk un'organizzazione terroristica, responsabile per il peggior attacco a un aereo di linea dall'11 settembre, il che farebbe della Russia uno stato sponsor del terrorismo». E non a caso proprio ieri il presidente ucraino Poroshenko ha annunciato che chiederà di considerare terroristi i ribelli delle autoproclamate Repubbliche di Donetsk e Lugansk.