Il rebus Ideal Standard: in campo il governo

Nasce la banca del futuro: la nuova filiale di Unicredit non avrà cassieri, ma consulenti di agenzia, venderà anche polizze, immobili, elettrodomestici e attrezzi ginnici, offrirà servizi a casa. Il modello di rete commerciale, operativo dal 3 novembre grazie a un investimento da 350 milioni di euro, è stato presentato dai vertici a 5.200 dipendenti arrivati da tutta Italia al Pala Alpitour. «È un passaggio chiave per il raggiungimento dei target fissati dal piano industriale del gruppo. Con la nuova organizzazione puntiamo a una crescita del 4-5% all'anno dei ricavi del gruppo», ha detto l'amministratore delegato Federico Ghizzoni. Tra gli obiettivi anche un aumento della quota di mercato nella erogazione dei mutui dall'attuale 15% al 20% entro il 2015. di Massimo Greco wTRIESTE Sarà difficile che lo stabilimento Ideal Standard di Orcenico possa avere un'altra chance, dopo l'incontro fissato per oggi alle 12.30 al ministero dello Sviluppo Economico nella Capitale. Capotavola sarà il viceministro "dem" Claudio De Vincenti, che ha già seguito numerose situazioni di crisi aziendale, tra cui Electrolux, e che quindi conosce la difficile realtà economica vissuta in questo momento dalla Destra Tagliamento. La partita odierna è però particolarmente complicata, i rapporti tra la multinazionale e gli attori sindacali e istituzionali del territorio appaiono fortemente alterati, è auspicabile che la presenza di Bpi - strumento del mondo cooperativo nelle operazioni di trasformazione aziendale - al tavolo romano possa se non altro contribuire a un'oggettiva ricostruzione degli ultimi "torbidi". Il quadro, incorniciato dall'appuntamento ministeriale odierno, è il seguente: giovedì 3 luglio Bpi avrebbe rinunciato a procedere nel negoziato con Ideal Standard per gestire il passaggio dalla proprietà della multinazionale a un assetto cooperativo. Sulle ragioni del disimpegno si è scatenata la rissa: Unindustria Pordenone, insieme ai sindacati, ritiene che Ideal Standard abbia fatto di tutto per mandare all'aria il progetto, allo scopo di non creare un potenziale futuro competitore. Ideal Standard, che è uscita dall'associazione industriale friulana, ha fatto invece sapere che Bpi si sarebbe sfilata dall'operazione, avendo verificato l'insufficienza dei volumi produttivi per giustificare la trasformazione cooperativa della fabbrica pordenonese. Sullo sfondo scadenze drammatiche. Al 18 luglio, se non accadranno fatti nuovi, considerata la retromarcia di Bpi e l'assenza di altre candidature, acclarata l'intenzione di Ideal Standard di non chiedere la Cig in deroga perchè la tempistica ormai è saltata, partiranno le lettere di licenziamento per 399 dipendenti. A cosa serve allora l'incontroromano? Servirà a capire cosa ha bloccato l'iniziativa del mondo cooperativo e a verificare chi non ha rispettato gli accordi definiti in precedenti passaggi ministeriali. In particolare, il fronte pordenonese insisterà sul fatto che l'azienda non si è mossa per sfruttare l'opportunità di ottenere un posto nella "short list" delle imprese beneficiarie della cassa integrazione in deroga. Ma cosa importa il rispetto degli accordi a 399 persone che a giorni andranno a casa? Importa perchè uno degli strumenti di tutela intentabile da parte dei lavoratori sono le cause individuali in contestazione delle ragioni di licenziamento: Ideal Standard si troverebbe in tribunale con un contenzioso di quasi quattrocento fascicoli e con un monte di richieste risarcitorie economicamente rilevante. I sindacati, da parte loro, hanno già dichiarato che, se la vertenza dovesse imboccare la strada della chiusura, occuperanno la fabbrica di Orcenico e si opporranno allo smontaggio degli impianti che Ideal Standard vuole trasferire a Trichiana nel vicino bellunese. La multinazionale, che ha sede a Bruxelles ma che è controllata dal fondo statunitense Bain Capital, continuerebbe a produrre in Italia con due soli siti, Trichiana e la ciociara Roccasecca. ©RIPRODUZIONE RISERVATA