Malagò: «Il commissariamento? Il Coni adesso non può far niente»

di Stefano Edel wINVIATO A SCHIO (Vicenza) «Il Consiglio federale della Figc si è concluso fissando la data dell'11 agosto per l'elezione del nuovo presidente. Ci sono dei passaggi tecnici formali, ma credo che ci sia anche molta confusione. In tanti chiedono interventi da una parte e dall'altra: sono tutte opinioni rispettabili e legittime, dico solo che in questo Paese rispettiamo almeno le leggi, perché sennò non ci si capisce più nulla. Poi è chiaro che ognuno ha le sue idee e ha pure le sue proposte». Ogni volta che si tocca l'argomento calcio, e in questo caso con l'aggravante della clamorosa eliminazione degli azzurri dal Mondiale brasiliano, il presidente del Coni Giovanni Malagò non fa nulla per nascondere il fastidio che gli procura parlare dello stato attuale del pallone di casa nostra: molte cose del sistema non gli piacciono ma, in ossequio al suo ruolo di riferimento principe dello sport nazionale, si guarda bene dall'entrare a gamba tesa sulla Federcalcio, soprattutto dopo le dimissioni di Giancarlo Abete e del ct Cesare Prandelli. Ecco perché, intervenuto a Schio a un convegno su "Impresa e sport", evita per ora di allargare lo strappo con i vertici di via Allegri a Roma, in attesa di conoscere chi siederà sulla poltrona lasciata libera dall'attuale presidente. Malagò, è vero che aveva pensato di commissariare la Federcalcio? «Il commissariamento di una Federazione lo può fare solo il Coni, appunto. Ma commissariare una Federazione è la conseguenza di determinate situazioni che si creano: irregolarità amministrative, problemi di funzionamento della giustizia sportiva, mancata regolarità di iscrizione ai campionati, ne cito alcune. In questo momento in Figc c'è un presidente che si è dimesso e si vuole andare a elezioni. Il Coni giuridicamente non può fare nulla. Bisogna vedere se tutto ciò avviene, ma l'11 agosto si terrà l'assemblea elettiva. Non ci resta che attendere...». La morte del tifoso napoletano Ciro Esposito ha riportato in primo piano il problema della violenza collegata al calcio. «È una vergogna che si deve cancellare. Servono leggi speciali e drastiche, lo dico da tempo. Non ci sono mezze misure, non esistono alternative. In settimana è fissata una riunione al Viminale, e lì porterò la mia posizione, peraltro nota: dobbiamo il più possibile mutuare l'esperienza inglese. E zero tolleranza». Lo sport italiano, per concludere, come sta? «Ha forti potenzialità, e i numeri sono lì a dimostrarlo: rappresenta l'1,7% del Prodotto interno lordo del Paese, una percentuale che raddoppia se si tiene conto dell'indotto sportivo. Ci sono importanti traguardi da raggiungere, e abbiamo la forza per riuscirvi». ©RIPRODUZIONE RISERVATA