Il Tavecchio pensiero
di Valentino Beccari wINVIATO A ROMA Il requisito fondamentale per la carica di presidente lo ha espresso Renzo Ulivieri: «Il nuovo presidente deve saper fare almeno venti palleggi di fila». Non sappiamo se Carlo Tavecchio sappia palleggiare con disinvoltura, certo è che per lui l'assemblea del prossimo 11 agosto sarà come tirare un calcio di rigore a porta vuota. «Eppoi so giocare a calcio – esordisce il candidato alla presidenza – l'ultima volta che ho preso a calci un pallone è stata una settimana fa». Il settantunenne padre-padrone della Lega dilettanti sa che l'11 agosto giocherà la partita più importante della sua vita federale. Palla al centro ma non si gioca 11 contro 11 visto che il dirigente lombardo può contare su una base di consenso molto solida. Però Tavecchio prende tempo, palleggia in orizzontale in mezzo al campo, non lancia in profondità. «Prima di sciogliere la riserva sulla mia candidatura – dice – dovrò parlare con i 21 comitati regionali e sentire il parere dei 140 delegati provinciali». Ha chiesto ad Abete di restare? «Sì, ma da persona seria ha mantenuto fede alla sua prima esternazione. Il consiglio federale resterà in carica in regime di prorogatio fino all'11 agosto e quel giorno ci sarà l'elezione del nuovo presidente». Lavorate per una candidatura unitaria? «L'ideale sarebbe arrivare alla convergenza su un nome, altrimenti ci sarà un'elezione a maggioranza». La Federazione è da rifondare? «Sono stufo di vedere la Figc messa alla gogna solo per una partita persa o un rigore sbagliato. Ci sono federazioni che non vincono mai eppure non ricevono una critica. Un commissariamento della Figc sarebbe un flop per tutti». Barbara Berlusconi ha invocato un passaggio di mano ai quarantenni. «Barbara Berlusconi non vota e comunque oggi va di moda parlare di potere ai quarantenni ma i quarantenni devono fare mentre i settantenni hanno fatto e se sono preparati e competenti hanno ancora molto da dare. Personalmente mi ricordo che sono stato sollevato scherzosamente di peso da un signore di 88 anni: era Konrad Adenauer, il cancelliere della Germania». Si sente il grande favorito di questa tornata elettorale? «No, eppoi di solito chi è in pole-position perde». Macalli e Lotito saranno i suoi due vicepresidenti? «È ancora prematuro parlare di queste cose e inoltre il nome del vicepresidente viene designato dalle componenti elettive e il presidente deve pronunciarsi su una rosa di nomi definita». Il suo programma di rilancio del calcio italiano? «Ci sono una serie di questioni sul tavolo, ma ci sarà tempo di parlarne. Mi viene in mente la questione degli stadi da rinnovare, un settore giovanile da alimentare. Non va dimenticato infatti che l'Under 21 fornisce pochissimi giocatori alla Nazionale e questo è un aspetto decisamente negativo. Ecco, bisogna ripartire da lì». Quando verrà nominato il nuovo ct? «Lo farà il nuovo presidente subito dopo le elezioni dell'11 agosto». E chi sarà? «Non penso a un nome specifico, ma ho in mente quella cantera federale che ci ha fatto conoscere al mondo intero. Coverciano è un'eccellenza del calcio italiano, una sorta di università del pallone che ci invidiano in tutto il mondo. E allora penso alla nostra tradizione, a Valcareggi, Bearzot, Vicini, Maldini». Sì, ma un nome? «Non faccio nomi ma dico un allenatore di grande competenza e di assoluto prestigio magari assistito da giovani». Tavecchio non si sbilancia ma per il suo ritorno al futuro sfoglia le pagine ingiallite di un calcio che non c'è più. Però magari ha ragione lui e il rilancio del calcio italiano passa per il ricorso alla tradizione. Del resto il calcio non è tra gli sport più antichi della storia? ©RIPRODUZIONE RISERVATA