Senza Titolo
verbali. E difatti, oggigiorno, parlano tutti insieme, gridano, si insultano, sproloquiano, si ingiuriano… Si dimostrano, insomma, incapaci di attuare un minimo di democrazia, perché questa esige che i partecipanti a un dibattito sappiano discutere. Ripeto: gli italiani dovrebbero imparare le regole elementari della discussione, seguendo l'esempio dei canadesi, degli americani, dei tedeschi, persino dei francesi… Solo così si riuscirebbero a trasformare le grottesche sessioni urlanti di tipo masturbatorio-esibizionistico e falsamente moralistico (alla Sgarbi e compagnia), che attualmente ammorbano l'Italia, in un normale dibattito con un vero scambio d'idee. E i "parlatori" potrebbero finalmente prendere in considerazione l'idea di passare dalle parole ai fatti concreti. So che questa "rivoluzione" esigerebbe dagli italiani parolai, indegni discendenti dei Romani, un fortissimo strappo alla propria "forma mentis" portata a un teorico moralismo ecumenico (di stampo marxista oppure vaticanista), commisto a faziosità e a protagonismo. E sarebbe una nuova alba, grazie a questo nuovo atteggiamento mentale "idealistico-pragmatico", nel quale la buona fede, il rispetto per l'altro, il senso civico, e soprattutto l'interesse nazionale – determinato dal nostro comune destino collettivo - riuscirebbero finalmente ad occupare il posto centrale che spetterebbe loro. Claudio Antonelli Montréal (Canada) calcio Il bamboccione Balotelli nDa 75.enne quale sono, a suo tempo discreto sportivo come lo era stato mio padre, mi sovvengono i racconti delle sue avventure sia militari che sportive nella Repubblica di Cina degli anni venti durante il suo servizio militare con il Battaglione S. Marco. Già a quel tempo usavano adornare durante le manovre o parate militari, il braccio sinistro a certi soggetti con delle fasce colorate affinché sapessero quale era il lato sinistro e ciò sembra ripetersi, quasi cent'anni dopo e nel nuovo millennio, vedendo e leggendo posteriormente in quest'ultimi giorni le reminescenze di un certo "pover'uomo" che forse così può riconoscere i suoi piedoni adornati in verde e rosso ma più eleganti. Sembra dunque che la situazione si ripeta nel nuovo millennio con un "povero uomo di colore-negro", come si autodefinisce l'autore della didascalia in questione sulla Gazzetta dello Sport e altri giornali, colpevole secondo lui solo di avere fatto e dato tutto il meglio di se stesso per la sua Nazionale! Di più non aggiungo. Non mi ritengo razzista, tutt'altro, ma le asserzioni di un tale bamboccione lacrimoso che approfitta delle sue protezioni è un'ipocrisia e forse, l'uomo di colore bisognerebbe veramente poterlo far rientrare al suo Paese al tempo di Idi Amin, Bocassa etc. etc. per farlo rinsavire ed imparare a diventare adulto, serio e, con una certa dignità. Giorgio Freddi valmaura Prigionieri del Rocco nIn questo spazio il giorno 24 giugno il signor Giulivo con una sua segnalazione richiamava l'attenzione sui disagi che i residenti delle aree adiacenti allo stadio Rocco devono sopportare in occasione dei grandi eventi (ma inspiegabilmente anche di quelli piccoli aggiungo essendone stato testimone). Le parole del signor Giulivo le sottoscrivo tutte, spazi e punteggiatura compresi. I disagi sono sempre limitati ma anche nulli quando sono a carico di altri ed è semplice fare ironia e/o liquidare il tutto con inutili parole. La totale indifferenza delle Amministrazioni pubbliche verso i residenti. Qui non si mette in discussione l'evento (ce ne fossero) o il posto prescelto ma se un disagio è sempre e solo a carico dei soliti noti non si può continuare a fare spallucce ma si deve trovare una soluzione. Ove ciò non trovi applicazione oltre all'indifferenza si scade nella mancanza di rispetto. Questo gli uomini (e le donne) delle istituzioni non se lo possono e devono permettere. Il giorno della manifestazione 4 segnali di divieto e poi chi se ne frega del resto. Così da anni... tanti anni. E ora si parla delle partite dell'Udinese contro le grandi squadre. Sempre il 24 giugno leggo nell'articolo dedicato al concerto dei Pearl Jam che il, felice per la riuscita dell'evento, risponde a chi gli fa osservare che ci sono state delle lamentele per i divieti imposti "... e se avessimo una squadra in serie A?". Se avessimo una squadra in serie A sarebbe obbligatorio un piano a favore dei residenti. Contrariamente ci porremmo seri dubbi sull'utilità di avere quella specifica persona a capo dell'amministrazione pubblica competente e/o coinvolta. Signor sindaco, perché non ha risposto ai residenti di Barcola "... se fossimo a Copacabana?" quando chiedevano una soluzione (poi ottenuta) per i parcheggi nel periodo estivo? Sempre di disagi limitati si tratta, buona parte dei residenti hanno il loro posto macchina, migliaia di persone vanno comunque la mare felici e contente, spendono ai bar e ai chioschi, i bambini si divertono e alla sera tutto termina senza problemi... perché lamentarsi? Il significato della parola "residente" si modifica man mano che ci allontana dalla riviera per poi diventare "niente" nei pressi di Valmaura? Gradirei saperlo. Ancora dal medesimo articolo "...ho lasciato lo stadio all'una e tutto era normale". Se fosse uscito un po' prima, signor sindaco, diciamo verso mezzanotte, avrebbe potuto assistere al continuo andirivieni, nelle proprietà private prospicienti il punto di raccolta in via Valmaura, di decine di persone ambosessi che ivi andavano a svuotare le proprie vesciche. Spallucce anche su questo? Effetti collaterali di poco conto? Eppure bastava mettere 4-5 persone a presidio dei varchi. Anche per un minimo di sicurezza oltre che di igiene e decoro. Che il rione di Valmaura e dintorni, contrariamente ad altre parti dlela città, sia considerata dal Comune e dalla Questura (per l'ordine pubblico) zona di reietti ove si può imporre indisturbati qualsiasi cosa di penalizzante per la popolazione residente è ormai palese agli occhi di tutti però, non è che si possa continuare così in eterno foderandosi gli occhi con le fette di prosciutto. Alfio Romano terza corsia Finalmente ridotto il budget nNon èmai troppo tardi. Fortunatamente il faraonico budget per la terza corsia è stato ridotto di quasi un 25 per cento rispetto agli oltre 2 miliardi di euro cui negli ultimi anni era lievitato. Non ci è ancora dato sapere come siano stati ridotti i costi (previsti); dunque è presto per entrare nel merito delle scelte della partecipata Regionale. Ma certamente è una notizia positiva a conferma della bontà del programma di un'altra Regione-un'altra Trieste che si è sempre battuta per la riduzione di un budget che dati gli aumenti spropositati degli ultimi anni appariva insostenibile ed avrebbe creato non poche difficoltà economiche alla società ed alla Regione. Francesco Cervesi segretario provinciale Un'altra Trieste teatro verdi Bella serata con l'operetta nNella Trieste d'oggi dove la preoccupazione dei nostri politici e solo quella di preservare i grandi avvenimenti mondani (vedi Pearl Jam e Bruce Springsteem, anche se capisco che questi portino grandi vantaggi alla nostra città) c'è chi riesce ancora a conservare anche quelli storici. Sto naturalmente parlando dell'operetta. Martedì scorso ho potuto assoporare uno spettacolo che oltre alla meravigliosa collocazione, (Teatro Verdi) ha ridestato in me, e penso in parte della gente presente un pò di nostalgia passata, a creare questo è stata la rappesentazione dell' operetta di Lehar "Il paese del sorriso". Sullo spettacolo vorrei esprimere alcuni giudizi in merito, anche se so benissimo di non essere sicuramente una persona esperta, ma quando si parla con il cuore penso si possa dire tutto purchè questo non offenda nessuno. Le scenografie forse sono state il punto più dolente perchè un pò povere, ma questo sicuramente ha portato ad esaltare tutto il resto, in quanto a mio avviso erano ottimi tutti gli interpreti di scena sia quelli del coro che quelli del balletto e ottima è stata naturalmente l' orchestra del Verdi che non ascoltavo da moltissimo tempo. E adesso veniamo agli interpreti principali che si sono avvicendati sulle scene: nella parte di Lisa la soprano Bakanova ha messo in evidenza le sue doti canore e anche la sua buona padronanza della nostra lingua, poi nella parte del principe Sou Chong , Scotto di Luzio ha esibito, a mio modestissimo giudizio, un buon repertorio esaltato dall'interpretazione della famosa aria "Tu che m'hai preso il cuor". E adesso veniamo ai beniamini di casa nella parte di Fu-Li una sempre gradita e piacevole interpretazione di Adriano Giraldi, una simpaticissima e bravissima, e per me gradita rivelazione anche nei panni di ballerina ... nell'interpretazione di Mi sorella del principe, Ilaria Zanetti e per finire nella parte di Gustav von Pottenstein (Gusty) il sempre grande e impareggiabile Andrea Binetti. Lo spettacolo è piaciuto a tutti anche se non era tra quelli più conosciuti al grande pubblico, ma il nostro cast casalingo ha catalizzato la platea creando un miscellaneous tra l'operetta tradizionale e quella più spiritosa e moderna,(non sono mancate le battute in dialetto....). Inoltre se devo essere sincero ad un certo momento mi è sembrato di rivedere in scena il grande Massimini e non me ne voglia nessuno se dico che a parer mio Binetti ne è il discendente più accreditato. Spero che questo lo ritenga un complimento sincero anche se per me lui ha dalla sua ancora una marcia in più ed è quella della sua chiara e potente voce da tenore. Perciò concludo col dire che è stata una bella serata trascorsa come ai vecchi tempi, con la speranza che come per tante altre cose belle del passato queste ritornino nuovamente a Trieste, perchè se il passato è meglio del presente e del futuro che ci si prospetta davanti, sono convinto che alle volte si fa bene a guardarsi indietro e a sperare che parte di questo ritorni. Paolo Fabricci