MEDIO ORIENTE PACE APPESA A UN FILO
di RENZO GUOLO È, dunque, possibile che Netanyahu autorizzi una dura repressione nei confronti dell'organizzazione islamista neotradizionalista palestinese. Non è un caso che la destra estrema presente nel governo israeliano invochi una dura repressione, destinata a condurre alla definitiva disfatta di Hamas. E non solo in Cisgiordania. Ma da circa un mese Hamas non è più il movimento costretto nella prigione a cielo aperto di Gaza. Dopo lunghe trattative è tornato a far parte di un governo di unità nazionale con l'Anp che ha il compito di preparare nuove elezioni politiche entro la fine dell'anno. Un attacco su vasta scala nei confronti di Hamas sarebbe, dunque, un attacco al governo palestinese nel suo insieme. Per gli israeliani i responsabili sono da cercare nelle Brigate Ezzedin El Kassem, l'ala militare di Hamas. Ma questo non cancella la responsabiltà politica del governo palestinese che, in quanto tale, dovrebbe avere il pieno controllo della sicurezza del suo territorio. I distinguo dell'ala politica di Hamas, che ha negato di essere responsabile del sequestro ma non lo ha condannato in nome della consueta posizione di "resistenza al sionismo", non sono accettati dal governo Netanyahu. Anche se il fatto che gli autori del rapimento e del brutale triplice omicidio siano da cercare tra i kassemisti o nelle fila di gruppi più radicali come la Jihad islamica o i filo-qaedisti, non è questione politicamente secondaria. Non è un mistero che una parte di Hamas e gli altri gruppi radicali abbiano ritenuto un grave errore siglare un patto con l'Anp dopo la clamorosa e sanguinosa rottura del 2007. Per i duri e puri, i nazionalisti di Abu Mazen, accusati di esserre subalterrni agli israeliani, non sono certo un partner spendibile. Per le correnti islamiste più radicali Israele resta un'entità occupante da combattere con ogni mezzo. Ma la leaderhip di Hamas non poteva restare in un isolamento sempre più difficile da gestire. Tanto più dopo la cacciata dei Fratelli musulmani, di cui Hamas è la branca palestinese, dal governo egiziano. La disfatta della Fratellanza in riva al Nilo per mano del generale al Sisi ha privato Hamas del suo retroterra logistico e del sostengo politico del suo importante vicino egiziano. Da qui la decisione di riprendere i rapporti con Abu Mazen. Decisione che ha sollevato le aspre critiche dei settori più estemisti , dentro e fuori l'organizzazione. Certo è che un conflitto che facesse riesplodere anche questo pezzo di Medioriente, già in fibrillazione per le vicende irachene e siriane, sarebbe letale. Proprio quanto si augurano gli estremisti dei due campi, impegnati a sabotare qualsiasi ipotesi politica che possa condurre a un intesa attorno alla formula dei "due Stati". Se il governo israeliano usasse questa drammatica tragedia per regolare definitivamente i conti con Hamas, operazione che non potrebbe lasciare oggi indifferente nemmeno l'Anp, a quel punto qualsiasi, residua, ipotesi di soluzione negoziale dello storico conflitto svanirebbe tra i bagliori delle esplosioni. ©RIPRODUZIONE RISERVATA