Luci e ombre sulle utilities Pesa il trasporto pubblico

Generali Vietnam Life Insurance, società del gruppo Generali, ha firmato un accordo di partnership nel settore bank-assurance con il gruppo bancario vietnamita Techcombank. È quanto riportano i media locali secondo cui l'intesa fornirà ai clienti di Techcombank soluzioni assicurative diversificate sul risparmio e sulle famiglie. «Il Vietnam è uno dei mercati su cui Generali ha puntato e su cui ha investito per sviluppare il proprio business sul mercato locale» ha detto Sergio Di Cara, direttore generale per l'area asiatica e del Medioriente. Generali ha avuto la licenza per operare in Vietnam nel ramo vita tre anni fa. Generali Vietnam Life Insurance è detenuta al 100% da generali e ha sede a Ho Chi Minh City dove il gruppo assicurativo aveva aperto nel 2009 un primo ufficio di rappresentanza. di Luigi Dell'Olio wMILANO Pur registrando performance economiche spesso tutt'altro che brillanti, le public utilities faticano a uscire dal recinto degli enti locali, nonostante questi ultimi periodicamente lamentino la mancanza di fondi a fronte della spending review imposta a livello statale. Una risposta a questa prudenza arriva dai dati di una ricerca curata dalla divisione R&S; di Mediobanca che ha passato al setaccio i conti delle 67 utilities partecipate per almeno 1/3 del capitale dai 115 maggiori enti locali italiani (comuni, province e regioni) tra il 2006 ed il 2012. Un settore a due velocità quello delle utility controllate dagli enti locali, con energia, autostrade e aeroporti che spingono su ricavi e utili, generando tassi di crescita che fanno invidia all'industria, mentre il trasporto pubblico locale ed i servizi ambientali sono i buchi neri, che hanno assorbito nel 2012 complessivamente 4,7 miliardi di euro di trasferimenti. Nel loro complesso, durante il 2012 le 67 società esaminate hanno realizzato ricavi per 31,7 miliardi di euro, occupando 132mila persone. Nell'arco di sei anni le loro vendite sono cresciute del 37,6%, ma il risultato corrente è calato dell'11%. La triestino-padovana AcegasAps ha registrato un risultato netto di 150 milioni. Il dato cumulato degli utili 2003-2012 a livello nazionale risulta positivo per 3,33 miliardi (una somma non eccezionale, considerate le grandezze in gioco), ma il merito è quasi tutto delle realtà energetiche/multiutility (+4,15 miliardi), mentre il rosso è il tratto dominante per le aziende dell'igiene urbana (-335) e il trasporto (-1,44 miliardi), nonostante questi due settori ricevano consistenti apporti pubblici. Nel caso di Atm Trasporti, i trasferimenti sono stati di 15 milioni nel solo biennio 2011-2012 e 329 milioni nell'arco di sei anni. Le difficoltà evidenti secondo questi dati, cumulate alla necessità di far cassa degli enti territoriali a fronte della progressiva stretta nei trasferimenti locali, dovrebbero suggerire di considerare la privatizzazione di queste società. In realtà sono pochi gli enti che hanno fin qui scelto lo sbarco in Borsa, sebbene i risultati conseguiti a chi ha compiuto questo passo siano incoraggianti: tra il 2003 e il 2013, Regioni, Province e Comuni azionisti hanno incassato circa 2,4 miliardi di dividendi (il dividendo annuo medio è stato sempre superiore al 4% nell'ultimo triennio, con rendimenti superiori ai titoli di Stato italiani) a fronte di esborsi per ricapitalizzazioni pari a soli 120 milioni. Questo senza considerare gli introiti generati dal collocamento di quote azionarie e il maggior valore delle quote (+69,9%). Le resistenze alla privatizzazione vengono generalmente giustificate con la volontà di non rinunciare a servizi di pubblica utilità. Piuttosto va considerato il potere che la gestione totale di queste aziende concede alla classe politica. Dallo stesso studio di Mediobanca emerge che solo nel 2012 gli enti territoriali hanno effettuato nomine per circa 4.600 posizioni, di cui 2.300 in enti societari e 2.300 in enti di altra natura, fondazioni e così via. Un ruolo dominante in questo ambito è giocato dai Comuni, con 21,8 nomine a testa, contro le 14,7 delle province e le 32 di ciascuna Regione. Il Friuli Venezia Giulia si colloca ben al di sopra della media, con 66 nomine. ©RIPRODUZIONE RISERVATA