Parte da Vienna la crociata anti "lobby gay"
di Stefano Giantin wBELGRADO Lo svizzero Tages-Anzeiger l'ha definito «il vertice con la quinta colonna di Putin». L'austriaco Kronen Zeitung, meno prosaicamente, «l'incontro segreto delle destre europee a Vienna». Comunque la si veda, continua a far parlare di sé e a far moltissimo discutere, soprattutto in Austria e in Francia, il meeting privato che si è tenuto durante lo scorso settimana nella capitale austriaca in contemporanea con il "Life Ball", storico evento show «che celebra la diversità delle culture» e raccoglie fondi per la lotta contro l'Aids. Ma mentre Conchita Wurst, drag queen trionfatrice dell'Eurovision cantava le sue canzoni, a un tiro di schioppo, al palazzo Lichtenstein, si discuteva di come affrancare l'Europa dalla «lobby satanica» dei gay e dal liberalismo. Il tutto, dietro il paravento di una innocua conferenza dedicata al prossimo bicentenario del Congresso di Vienna e della "Santa Alleanza" tra Russia, Prussia e Austria, che «per un secolo» diede «tranquillità relativa e stabilità geopolitica» all'Europa, recitava l'invito al vertice, ha riportato il Tages-Anzeiger. A ricordare i bei tempi andati e a riflettere su come rimettere ordine nel Vecchio continente, nomi della destra europea che conta. In testa Heinz-Christian Strache, il leader dell'ex partito di Haider, l'Fpö austriaca, quasi 20% alle ultime elezioni europee. Ma a Vienna c'era anche Aymeric Chauprade, neo-parlamentare europeo eletto nelle file del Fronte Nazionale, mentre rimane il dubbio sulla presenza al meeting segreto della nipotina del presidente onorario e storico leader dell'Fn, Marion Maréchal Le-Pen. A rappresentare l'ultranazionalismo bulgaro, Volen Siderov, numero uno del partito Ataka. Dall'altro campo del tavolo, personaggi quantomeno controversi. Come l'oligarca russo Konstantin Malofeev, promotore della riunione, miliardario ultraortodosso e conservatore a capo di un impero nel settore dei media e finanziatore della Fondazione San Basilio Il Grande, oltre che di campagne antigay, da più parti collegato anche ad attività di protesta filorusse in quel di Donetsk. Ancora più problematico, Aleksandr Dugin, politologo e filosofo nato a Mosca nel 1962, già fondatore assieme allo scrittore Limonov del Partito nazional bolscevico, nel programma un miscuglio di fascismo e comunismo innervato da idee antiliberali. Dugin, da anni vicino a Putin, che può essere considerato a buon diritto il padre del movimento "eurasiatista", propugnatore dell'unione tra Russia ed Europa sotto l'egida di Mosca. Uno dei suoi slogan, ha informato preoccupata la tv pubblica austriaca Orf, quello che auspica che la Russia «conquisti e annetta» l'Europa. Dugin, ha ricordato il Tages-Anzeiger, che fino a qualche anno fa era solo un paria ma ora sta diventando, almeno in certi circoli europei, una figura stimata e da ascoltare. Magari già a gennaio, al prossimo problematico vertice, a Mosca. ©RIPRODUZIONE RISERVATA