Gmt, 5 morti per amianto. Il pm: processate gli ex manager
I vertici della Grandi Motori ex Italcantieri sono ritenuti responsabili delle morti di cinque lavoratori avvenute tra il 2007 e il 2013, causate dall'esposizione all'amianto mentre costruivano i motori per le navi nello stabilimento di San Dorligo della Valle: questo perché conoscevano fin dagli anni Sessanta la pericolosità dell'amianto e nulla hanno fatto per impedire che venisse utilizzato; né ne hanno informato i lavoratori della pericolosità per la salute. Le vittime si chiamano Mario Batich, montatore motorista; Lucio Grilli, carpentiere; Luciano Zocchi; impiegato tecnico; Mario Mervich, calderaio; Marino Gravisi, tornitore. Quest'ultimo è morto il 16 marzo del 2013. Il pm Matteo Tripani ha chiesto il rinvio a giudizio di Manlio Lippi, che risiede a Monfalcone ed è stato dal 1977 al 1984 presidente e amministratore delegato della società; di Enrico Bocchini, residente a Cesena e presidente del cda di Fincantieri dopo l'incorporazione della Gmt nella stessa (operazione del 1984); infine di Corrado Antonini (anche ex presidente di Confindustria Trieste), che dal 1984 in Fincantieri ha ricoperto vari ruoli di vertice: direttore generale e amministratore delegato, dal 1994 presidente. Lo scorso ottobre gli stessi ex dirigenti della Grandi Motori sono stati rinviati a giudizio per la morte di altri 5 lavoratori anche loro uccisi dalle fibre dell'amianto. Ora le nuove accuse per Lippi, Bocchini e Antonini, accusati a vario titolo di omicidio colposo plurimo, ma anche di una serie di violazioni in materia di prevenzione negli ambienti di lavoro. Il pm contesta loro di non aver adottato all'epoca - nel periodo fra il 1971 e il 2001 all'interno dello stabilimento di Bagnoli della Rosandra - tutte le misure utili a garantire la tutela della salute dei lavoratori, in particolare quelle relative all'uso delle mascherine con gli appositi filtri, alla sistemazione dell'amianto in ambienti separati e alla dotazione degli ambienti di lavoro di impianti fissi e mobili per l'aspirazione. Nell'indagine il pm si è avvalso della consulenza del medico del lavoro Pietro Gino Barbieri, di Brescia, e dell'igienista industriale Patrizia Legittimo, di Firenze, la cui opera si è sommata a quella portata avanti dall'Azienda sanitaria di Trieste con il Dipartimento di prevenzione diretto da Valentino Patussi. La morte dei 5 lavoratori è avvenuta per mesotelioma pleurico, tumore che ha un tempo di latenza molto lungo. Secondo il pm Tripani la malattia dei dipendenti sarebbe appunto derivata dall'esposizione all'amianto e dai mancati accorgimenti di sicurezza che i dirigenti del periodo 1971-2001 dello stabilimento - come legali rappresentanti di Gmt fino al 1984 e di Fincantieri da lì in poi - avrebbero dovuto garantire. L'inchiesta è partita sulla base di una segnalazione dell'Azienda sanitaria. Corrado Barbacini