Poletti lancia il "metodo Electrolux"
Da Fincantieri scende un "no" categorico sulle ipotesi circolate riguardo un possibile coinvolgimento del gruppo navalmeccanico, controllato da Cassa depositi e prestiti mediante Fintecna, nell'investimento previsto a Porcia che dovrebbe dare lavoro a 150 addetti, alleggerendo gli esuberi dello stabilimento Electrolux (430 unità). Una nota Fincantieri smentisce «categoricamente» questa ipotesi e smentisce anche che l'amministratore delegato dell'azienda cantieristica Giuseppe Bono (tra l'altro presidente regionale di Confindustria)abbia visitato più volte lo stabilimento della Destra Tagliamento. L'accordo, che ha chiuso la vertenza Electrolux e che è stato sottoscritto a Palazzo Chigi giovedì 15, prevede che un imprenditore, non ancora identificato, provveda ad avviare un'attività industriale nell'ambito della fabbrica di Porcia, assorbendo 150 dipendenti del gruppo svedese. Ricordiamo che Fincantieri si accinge a essere quotata in Borsa, dove dovrebbe essere collocato perlomeno il 40% del capitale. Nel Fvg il gruppo cantieristico è presente con lo stabilimento di Monfalcone, con la direzione generale e con i centri progettazione a palazzo Marineria a Trieste. di Massimo Greco wTRIESTE L'accordo firmato giovedì a palazzo Chigi potrebbe ambire a diventare qualcosa di più che un'importante intesa: il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, che ha seguito da vicino il dossier, è infatti intenzionato a diffondere il "metodo Electrolux" come strumento di soluzione delle più intricate vertenze. La filosofia da perseguire, secondo l'ex manager cooperativo ora impegnato nella guida del welfare, è quella che destina risorse per garantire la continuazione del lavoro e non eroga reddito a tutela dei licenziati. Un ribaltamento di prospettiva che, secondo Poletti, ha trovato concreto riscontro nei criteri con i quali è stato definito l'accordo su Electrolux: «Tutti hanno fatto uno sforzo - ha detto il ministro - i lavoratori hanno messo qualcosa, l'impresa ha messo gli investimenti, noi abbiamo deciso a livello pubblico di dare una mano con gli strumenti che abbiamo a disposizione». «La scelta giusta - ha ragionato Poletti - è stata quella di usare le risorse, anche quelle pubbliche degli ammortizzatori sociali, per continuare a lavorare, anzichè per difendere il reddito di un licenziato». Il "metodo Electrolux" avrà una prima, determinante verifica nel corso della settimana entrante, quando nei siti produttivi si terranno le assemblee preparatorie e il conseguente referendum sull'intesa firmata alle idi di maggio. Per la verità la "road map" sindacale è già iniziata venerdì a Forlì, domani prosegue con l'importante appuntamento a Porcia, martedì sarà la volta di Susegana, mercoledì rush finale a Solaro. E giovedì 22, a tre giorni dalle Europee, toccherà ai 6150 dipendenti italiani di Electrolux pronunciarsi nelle urne a favore o contro il risultato di una trattativa protrattasi per oltre tre mesi, dalla fine di gennaio al 15 maggio. Con alcuni ricorrenti indirizzi, dal mestrino hotel Quid alla romana via Molise dove ha sede il ministero dello Sviluppo Economico, luogo decisivo per la conclusione della trattativa, con un importante ruolo recitato dal ministro Federica Guidi. Sul versante referendario il precedente più vicino per tempistica e per tipologia produttiva riguarda il voto dei lavoratori Indesit nel dicembre 2013: allora nei tre poli del gruppo elettrodomestico votò l'84,8% degli aventi diritto, che tributò all'accordo raggiunto un clamoroso successo con il 79,3%, nonostante l'opposizione della Fiom Cgil. La firma a palazzo Chigi è stata legittimamente accolta da un generale sospiro di sollievo, che però non deve far dimenticare un percorso negoziale piuttosto accidentato - con forti tensioni intrasindavcali - e condizioni di partenza molto preoccupanti. E' ben vero che è stata salvata Porcia, per la quale inizialmente la multinazionale svedese non aveva previsto neppure uno specifico piano industriale: ma lo stabilimento pordenonese produrrà 750 mila lavatrici, 400 mila in meno rispetto alla capacità produttiva. Cosa accadrà nel 2018, quando scadranno i termini dell'accordo definito giovedì scorso, in una fabbrica che occupa quasi 1200 addetti e che attrae un indotto da migliaia di posti di lavoro? Tempo al tempo, si dirà. Per ora i danni sono stati contenuti. Con il "metodo Electrolux" non si sono toccati i salari, anche se si procederà con i contratti di solidarietà a 6 ore/giorno; rispettati nella sostanza i diritti dei lavoratori, eccettuati i permessi sindacali e la pausa di Porcia. Il governo, con il "decreto lavoro", ha messo 15 milioni per la decontribuzione dei contratti di solidarietà, che riduce di 1,20 euro il costo del lavoro/ora. L'azienda ha promesso 150 milioni di investimenti nelle 4 fabbriche, 32 spetteranno a Porcia. La Regione Friuli Venezia Giulia ha stanziato alcune decine di milioni, le altre tre Regioni interessate hanno detto che faranno la loro parte su ricerca e innovazione. ©RIPRODUZIONE RISERVATA