SE QUARANTA PREFETTURE VI SEMBRAN POCHE
di GILBERTO MURARO L'analisi dimostrava l'esistenza di forti costi fissi e quindi di economie di scala che rendevano la dimensione ottimale della prefettura superiore ai 500.000 abitanti serviti. E sono solo 38 province italiane su 110 ad avere una popolazione superiore a tale soglia. A distanza di sei anni, quindi, Renzi accoglie una delle più forti raccomandazioni emerse dalla prima revisione della spesa pubblica avviata in Italia. E non è l'unica accolta, dato che in quelle pagine si sottolineava anche l'ingiustificabile doppione tra Motorizzazione e Aci per quanto riguarda il registro automobilistico, si denunciava il lusso di una pluralità di forze dell'ordine lontane da un effettivo coordinamento e si suggeriva per tutta la pubblica amministrazione un processo di riequilibrio tra uffici e di mobilità del personale. Si è sulla strada giusta, quindi, almeno agli occhi del sottoscritto che ebbe l'onore di presiedere quella Commissione. Ma, a parte gli ostacoli politici di fronte ai quali si possono solo fare gli auguri a Renzi, bisogna avvertire che l'operazione avrà successo sul piano tecnico solo se accompagnata dal ridisegno delle procedure e dalla drastica riduzione degli adempimenti. La revisione della spesa è infatti una ricostruzione integrale e coerente della macchina amministrativa, da smontare e poi ricostruire con strutture più leggere e procedure più semplici. A volte si tratta di decisioni macroeconomiche, come quelle che riguardano il registro automobilistico e le cinque forze dell'ordine esistenti in Italia. Più spesso si tratta di centinaia di modifiche microeconomiche che sembrano singolarmente di scarso rilievo ma nell'insieme semplificano in modo significativo i rapporti tra amministrazioni e tra il cittadino e lo Stato (esemplare al riguardo la piccola innovazione di Tremonti di raddoppiare la durata valida della carta d'identità). La revisione della spesa richiede quindi forte capacità progettuale e un accompagnamento pressante del nuovo corso per almeno un triennio, con valutazione costante dei risultati, assistenza tecnica e nuovi criteri di formazione e incentivazione del personale. Altrimenti essa diventa una delle tante velleitarie e ingannevoli manovre di compressione dei costi, che quadrano il bilancio pubblico per un anno ma poi presentano un conto salato come inefficienze, ritardi, manovre al limite dell'illecito nel reclutamento e nell'organizzazione del personale da parte di dirigenti che con forze ridotte vengono chiamati a fare quello che facevano prima. Nel caso specifico delle prefetture, ridurne il numero da oltre 100 a 40 significa elaborare compiutamente ed applicare il disegno lucidamente tratteggiato già 15 anni fa dall'allora ministro Bassanini, che prevedeva di trasformare la prefettura in Ufficio territoriale del governo, cui dovevano far capo tutti gli uffici periferici dello Stato. Già il nome è stato adottato dal 2004. Bisogna ora far sì che al nome corrisponda la realtà, consapevoli che oggi la telematica rende ancora più fattibile e conveniente simile disegno. Esso richiede tuttavia un'immediata decisone sul piano politico, ma anche uno sforzo prolungato, umile e tenace sul piano dell'esecuzione. Renzi si dimostra consapevole della prima necessità, tanto che sembra invocare anziché evitare la prova di forza. Speriamo che sia consapevole e si attrezzi anche per affrontare la seconda. ©RIPRODUZIONE RISERVATA