Imprenditore uccide il socio e la moglie Poi si suicida

MILANO Per cancellare la vita di Domenico Magrì sono serviti tre proiettili della sua Ruger 7.65. Il primo lo ha esploso alle 10.15 contro il suo socio in affari, il 69enne Carmelo Orifici, ucciso con un colpo alla nuca in un cantiere di Segrate, vicino a Milano. Un'ora più tardi, tornato nella sua villetta a Cerro di Bottanuco (Bergamo), ha sparato il secondo alla fronte di sua moglie Maria Artale, di 82 anni, originaria di Regalbuto (Enna). L'ultimo lo ha conservato per sè. Domenico Magrì, partito da Catania quand'era ragazzo in cerca di lavoro era un uomo stanco, stanco di seguire gli affari della sua società edile e di lottare contro la malattia della moglie, costretta da circa 15 anni su una sedia a rotelle a causa di un ictus. A 82 anni, dopo una vita trascorsa nei cantieri aveva deciso di mollare tutto e ritirarsi. Ne aveva parlato col suo socio, Carmelo Orifici, che però pare non fosse d'accordo. Il tira e molla lo ha esasperato al punto da spingerlo a usare la pistola che deteneva regolarmente. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, nei giorni scorsi Magrì ha fissato un appuntamento col socio davanti al cantiere di Segrate, in via Monviso. Gli ha detto che avrebbero dovuto parlare di affari, ma forse Orifici non si fidava, tant'è vero che aveva chiesto a suo figlio Antonino, di 39 anni, di accompagnarlo. Un ritardo di dieci minuti forse lo ha salvato.