Il boss Provenzano è ancora pericoloso Prorogato il 41bis
ROMA L'ultimo a rispondere al Guardasigilli è stato il procuratore di Palermo Francesco Messineo che ha sottoposto al voto dei suoi sostituti la decisione di prorogare il 41bis per il capomafia Bernardo Provenzano. Responso negativo quasi unanime. Come quello delle procure di Firenze e Caltanissetta, d'accordo nel sostenere che le condizioni di salute del boss gli impediscono di comunicare con l'esterno, quindi il carcere duro sarebbe inutile. Opposto invece il parere della Direzione nazionale antimafia, secondo la quale le perizie non escludono che nel caso di un affievolimento del 41 bis, il "padrino" sia ancora in grado di comunicare con altri soggetti e impartire ordini criminali. Alla fine a convincere il neoministro Andrea Orlando - suo il provvedimento sul regime speciale - è stata la procura nazionale: e per l'ennesima volta Provenzano si è visto confermare il carcere duro che sarebbe scaduto ieri. Il motivo, il ministro lo spiega in una lettera inviata al capo del Dipartimento amministrazione penitenziaria, Giovanni Tamburino. Provenzano, scrive Orlando, «è il capo ancora indiscusso» di Cosa Nostra e «risulta conclamata oggettivamente» la sua «pericolosità». Questo rende necessario mantenere misure per contenerne «la carica di pericolosità sociale correlata al rischio di diramazione di direttive criminose all'esterno». Orlando richiama il parere della Direzione nazionale antimafia sulla «non evidenza di uno stato di totale scadimento delle attuali capacità di attenzione, comprensione e orientamento spazio-temporale». E chiede al capo Dap di tenerlo «aggiornato costantemente» sulle condizioni del detenuto. «Perizie mediche e relazioni del reparto ospedaliero di Parma riconoscono l'incapacità di nostro padre - commentano i figli del capomafia, Angelo e Francesco Paolo Provenzano - e alla luce di tali atti le procure hanno espresso parere negativo. Il ministro, invece l'ha prorogato. Ci chiediamo: esiste altra perizia medica che smentisce e dichiara false le precedenti? Pensiamo di no». Nell'ultimo responso i medici Renato Ariatti e Andrea Stracciari dicono che «il paziente è affetto da condizioni di grave disabilità motoria e cognitiva tali da non consentirgli alcuna partecipazione al dibattimento». E parlano di «un soggetto impossibilitato a interloquire validamente, comprendere quanto accade intorno a lui, relazionarsi al contesto». Nel frattempo si stringe il cerchio attorno all'ultimo padrino latitante di Cosa Nostra: il boss trapanese Matteo Messina Denaro, ha un «nuovo» volto. Il Gico della Guardia di Finanza, grazie all'aiuto di un confidente, ha elaborato un identikit del capomafia ricercato dal 1993. «Credo che il suo arresto sia imminente», ha azzardato ieri sera lo scrittore Roberto Saviano.