Renzi: «Punto su scuola e taglio dell'Irap»
di Daniele Ferrazza wTREVISO Tutti pazzi per Matteo Renzi, che in mezza giornata conquista il cuore del Nordest d'Italia. Il presidente del Consiglio sceglie Treviso, che il Pd ha strappato alla Lega dopo vent'anni, per la sua prima uscita ufficiale dopo la fiducia in Parlamento. Ma non è una passeggiata: nella città veneta incontra - nell'ordine - la protesta degli addetti alle pulizie nelle scuole, dei Forconi, degli indipendentisti e di Forza Nuova. Tra i ragazzi di una scuola media Renzi trova il bagno di entusiasmo più bello: «La scuola è il futuro del Paese» dirà tra allievi e professori. Poi, schivando le contestazioni, il premier incontra i sindaci e gli amministratori, cui promette di sciogliere il patto di stabilità. Agli industriali anticipa di voler tagliare del 30% l'Irap: dieci miliardi, ma non spiega dove li troverà. E loro, sconfortati dai lunghi anni trascorsi invano con la Lega e Berlusconi, concedono un supplemento di speranza al più giovane premier che l'Italia abbia mai avuto: «Renzi è l'ultima speranza del paese, speriamo ce la faccia». Accompagnato dal ministro della pubblica istruzione, Stefania Giannini, e da quello del Lavoro, Giuliano Poletti, il premier è stato accolto calorosamente dai ragazzi della scuola media Luigi Coletti, insieme ai quali ha intonato l'inno di Mameli, fermandosi poi a chiacchierare di compiti e pagelle, di calcio e professori. «Chi di voi è della Fiorentina?». Si commuove per l'incontro con la mamma di un ragazzo morto di leucemia. Poi all'uscita commenta: «È andata bene, molto bene», scrivendo poi su Twitter: «Che bello incontrare gli studenti! Sentivo la mancanza. Investire sulla scuola è il modo per uscire dalla crisi». Pragmatico il confronto con i sindaci e gli amministratori del territorio, mediato dal governatore del Veneto Luca Zaia e dal sindaco di Treviso Giovanni Manildo. I sindaci hanno lamentato di avere le casse piene e le mani legate, prigionieri del patto di stabilità e dell'incertezza delle risorse statali. Bastone e carota: «Sono dell'idea che ci debbano essere meno municipalizzate» dice agli amministratori. Ma poi riscuote applausi quando chiede ai sindaci di preparare, entro il 15 giugno, il progetto di una nuova scuola per ciascun comune. «Vi prometto che farò di tutto per finanziarla. Per noi la scuola è un luogo da cui ripartire, nelle prossime ore studieremo come attuare il piano straordinario per l'edilizia scolastica, uno dei motori di sviluppo del Paese» ha aggiunto, conquistando persino il presidente leghista della Provincia, Leonardo Muraro: «Mi è sembrato concreto e accattivante». Incontra una delegazione di 30 imprenditori: in prima fila Luciano Benetton e Mario Moretti Polegato, Enrico Marchi e Giuseppe De' Longhi. L'entusiasmo è ponderato dal padre nobile dell'imprenditoria veneta, Luciano Benetton: «Lo dico con ottimismo, ma Renzi è l'ultimo treno che possiamo prendere. Lui si gioca la faccia, noi tutto il resto», ma tutti i colleghi, che non hanno mai votato a sinistra, tessono le lodi del giovane leader. «Mettere dieci miliardi di euro sulle imprese vuol dire tagliare l'Irap del 30 per cento». Poi ha promesso lo sblocco dei fondi della Pubblica amministrazione, la distribuzione immediata dei fondi europei, un taglio netto della spesa pubblica. «Quel che vi chiedo è un rapporto aperto: parliamoci, aiutatemi a cambiare l'Italia. Noi abbiamo detto le cose che vogliamo fare: se ci riusciamo, bene. Altrimenti, ci ho messo la faccia e andiamo a casa». Salta però, un po' a sorpresa, l'incontro con i lavoratori Electrolux di Susegana e Porcia: «Ha parlato con gli imprenditori e non con i lavoratori, un brutto segnale» commentano le Rsu. Alle tre del pomeriggio è già sul volo per Roma, ma ai ragazzi della scuola media lascia il proprio indirizzo mail: «Scrivete a matteo@governo.it, vi risponderò». ©RIPRODUZIONE RISERVATA