Saccomanni ottiene una tregua dall'Europa
MILANO «Non esiste alcuna scadenza specifica per l'Italia»: lo ha chiarito la Commissione Ue in occasione dell'incontro di ieri sera a Bruxelles fra il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni e il vicepresidente Olli Rehn a margine dell'Eurogruppo. «Il programma per la revisione della spesa procede secondo la tabella di marcia sarà quindi presentata al nuovo governo appena questo sarà insediato»: ha detto il ministro dell'economia Fabrizio Saccomanni a Bruxelles. «In vista delle previsioni economiche d'inverno i servizi della commissione hanno una scadenza tecnica a metà febbraio oltre la quale non possono più prendere in considerazione dati provenienti dai paesi membri», si precisa in un comunicato diffuso al termine dell'incontro. Sono state definite «infondate» le ricostruzioni giornalistiche secondo le quali vi fosse un accordo tra l'Italia e la Commissione per la trasmissione di informazioni sul programma di revisione della spesa entro tale scadenza. Saccomanni ha chiarito a Rehn lo stato di attuazione delle misure annunciate il 22 novembre 2013 e approvate dall'Eurogruppo come insieme di provvedimenti paralleli alla legge di stabilità utili a garantire il rispetto dei criteri del deficit e del debito (privatizzazioni, rientro dei capitali, rivalutazione delle quote della Banca d'Italia, revisione della spesa). Le prime tre misure sono già state oggetto di norme attuative assunte dal Governo Letta mentre il programma per la revisione della spesa «procede secondo la tabella di marcia illustrata». Saccomanni prevede risparmi strutturali «nell'ordine di 2 punti percentuali di Pil entro il 2016». La Commissione ha fatto sapere che continuerà a monitorare «il rispetto delle regole del patto di Stabilità e Crescita da parte dell'Italia, in particolare nel contesto del Semestre Europeo». Il ministro Saccomanni partecipa al summit di Bruxelles nella convinzione che il Paese sia impaziente e abbia bisogno di risposte immediate soprattutto sull'economia: «Ma il Governo uscente dei risultati li ha prodotti e sarebbe onesto riconoscerlo», ha confidato il ministro che molti vorrebbero vedere riconfermato anche nel nuovo governo. Saccomanni è consapevole che un cambio di passo potrebbe comportare il rischio che ci si fermi. Ma soprattutto sarebbe sbagliato sforare il 3% di deficit, perchè aumenterebbe il debito, o pensare di superare il fiscal compact, che al momento nessun Paese chiede di modificare. A Bruxelles c'è la consapevolezza che uno maggiori fardelli per il nostro Paese resta quello del debito. «L'Italia ha un alto debito: se noi sfondiamo il 3% del deficit, tornerà a crescere. Non posso pensare che l'Italia non si lamenti dell'alto debito ma del basso deficit», ha detto Saccomanni.