Bonino: «L'Italia vuole la Serbia nell'Ue»
di Stefano Giantin wBELGRADO Belgrado chiama, Roma risponde. Ma potrebbe non bastare. La Serbia ha bisogno di alleati che ne sostengano il processo di avvicinamento all'Ue e che premano affinché a Belgrado sia concessa la data d'inizio dei negoziati per l'adesione all'Unione. E l'Italia si dimostra disponibile a compiere tutti gli sforzi possibili perché il "sogno" si avveri. Italia che ieri, nella capitale serba, si è presentata col volto nuovo, sorridente, del ministro degli Esteri Emma Bonino, atterrata in una Belgrado trasformata in forno dall'ondata di calore che ha investito tutti i Balcani. Temperature ardenti che suggerirebbero di rallentare i ritmi di lavoro, di abbandonarsi ai ritmi balcanici dell'estate. Ma il "Gotha" politico serbo non ha più tempo per riposare. Premier, vicepremier, presidente della Repubblica, ministri, tutti da settimane sono super-impegnati a lavorare ai fianchi l'Ue, in una "campagna di marketing" pro-Serbia. Obiettivo, la data fatidica. E Bonino ha dimostrato di comprendere quest'aspettativa, «un tema che ci sta a cuore», ha specificato dopo aver incontrato l'omologo serbo Mrki„. «Ribadisco ai nostri amici serbi che l'Italia farà tutto il possibile» perché il Consiglio europeo del 28 giugno dimostri sincero «apprezzamento per le iniziative coraggiose che il governo serbo ha preso» negli ultimi tempi. Apprezzamento verso l'accordo firmato da Dacic e Thaci e le sue misure d'applicazione, sforzi coraggiosi che dunque «meritano una data certa per l'inizio dei negoziati». «Questa è la linea politica sui cui lavoreremo», ha assicurato Bonino. Ma se non bastasse? Le possibilità che le speranze serbe cozzino contro un ostacolo ingombrante sono alte. Ostacolo che si chiama Berlino e appare al momento difficilmente sormontabile, anche se qualche segnale di addolcimento sul fronte tedesco sembra arrivare, si sussurra nei corridoi dei palazzi di Belgrado e Bruxelles. La Germania, nondimeno, continua a non "fidarsi" completamente della Serbia, di quanto Belgrado possa e voglia realmente fare per applicare lo storico accordo Da›i„-Thaci firmato a Bruxelles ad aprile e della sua capacità di convincere i serbi "ribelli" del Nord ad accettare l'intesa. Fiducia verso la Serbia che in Germania non è ancora solida, malgrado la leadership di Belgrado continui a dialogare con la controparte kosovara per implementare, a piccoli passi, tutte le clausole dell'intesa. Questo lo scoglio, un roccioso scoglio tedesco, che difficilmente potrà essere rimosso in tempo, prima del 28 giugno. Certo, Belgrado continua a dimostrarsi ottimista. «Penso che l'esito» del Consiglio europeo «sarà positivo», ha affermato con accanto Bonino il ministro degli Esteri serbo, Ivan Mrki„. E se invece della data per la quale Belgrado sta facendo i salti mortali arrivasse solo la tanto temuta "luce verde" senza specificazioni temporali, quella che ha fatto recentemente gridare alla truffa il premier Dacic? «Intanto, non penso» che per la Serbia «ci saranno nuove condizioni, politicamente o giuridicamente fuori questione», ha risposto Bonino. Che le voci «sulla green light» si traducano in realtà, ha però ammesso la nuova titolare della Farnesina, è «eventualmente possibile». Leggi, le resistenze tedesche potrebbero avere ancora una volta la meglio. Ma «questa non è la nostra posizione», ha ribadito Bonino prima di incontrare il presidente serbo Nikoli„ e il premier Dacic. Dacic che, oltre a ricordare l'importanza degli investimenti italiani in Serbia, ha da parte sua anticipato la possibilità di un nuovo vertice italo-serbo in autunno, ad Ancona, e ringraziato il governo di Roma per il suo sostegno alle aspirazioni europee di Belgrado. Un sostegno sincero che potrebbe non servire a molto se Belgrado e Priština non faranno passi più che concreti verso l'attuazione dell'accordo Da›i„-Thaci entro il 27 giugno prossimo, prima che il Bundestag si riunisca. ©RIPRODUZIONE RISERVATA