Revoltella, lite d'arte sul "Meriggio"

di Fabio Dorigo Un tale Gualdoni, un tale Hollan e un certo "Meriggio". Il giallo d'arte, tra Trieste e Forli, ruota attorno al prestito rifiutato di un quadro, il più importante del Museo Revoltella di Trieste, il "Meriggio" di Felice Casorati. Tutto ha inizio da un post con foto apparso senza firma sulla pagina Facebook del Museo Revoltella che può essere attribuito alla direttrice Maria Masau Dan. La foto, scattata il 28 dicembre, raffigura una coppia di ragazzi seduti su una panchina di fronte al quadro che, sembrano usciti dal '68 (non fosse altro che per gli eskimi addosso). «Ci siamo permessi di dire di no - per motivi di conservazione - al prestito di quest'opera, il "Meriggio" di Felice Casorati (che è forse il dipinto più importante del Museo Revoltella), alla mostra "Novecento. Arte e vita in Italia tra le due guerre" aperta a Forlì, nella quale comunque ci sono ben quattro opere del museo (Sironi, Arturo Martini, Sbisà e Sofianopulo) delle quali ci priviamo per quattro mesi e mezzo!». Il punto esclamativo prelude il seguito: «Ma evidentemente abbiamo dato fastidio a qualcuno: e così, contro il Museo Revoltella è stato immediatamente pubblicato un inutile articolo da tale Flaminio Gualdoni ("Giornale dell'arte" novembre 2012). Ma siamo ugualmente contenti di avere difeso il diritto di questi due ragazzi di passare un bel pomeriggio di dicembre nella contemplazione di un capolavoro rimasto ostinatamente al suo posto!». Nulla da eccepire. Il quadro era già stato prestato al Mar di Ravenna nel 2007 per la mostra "Felice Casorati. Dipingere il silenzio" che poi è arrivata anche a Trieste. Ma cosa dice il tale Gualdoni (che tale non è) nell'inutile (ma fastidioso) articolo? Flaminio Gualdoni, insegna dal 1980 storia dell'arte all'Accademia di Brera, ha diretto la Galleria civica di Modena, i Musei di Varese e la Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano (è anche il curatore del catalogo generale dello scultore). Inoltre ha diretto la rivista FMR, ha collaborato a lungo con il Corriere della Sera e dal 2006 tiene la rubrica "il criptico d'arte" sul "Giornale dell'Arte". È lì che a novembre è apparso l'inutile articolo del Revoltella, dal titolo "Il reggimoccolo". «Al Museo Revoltella di Trieste bisogna di andarci, di tanto in tanto - scrive Gualdoni -. Per rendere omaggio a Carlo Scarpa e ricordarsi che in Italia, qualche decennio fa, c'era ancora chi sapeva fare i musei, e per godersi in perfetta solitudine il Meriggio di Casorati, una delle opere più belle del secolo». Fin qui nulla di male. «Solo che in questa giornata di flânerie i pensieri vagabondano un po' in libertà, e la vera curiosità si appunta sull'opera che affianca cotanto capolavoro. È un piccolo marmo del 1920 raffigurante una Venere ridotta, secondo la moda del 1923, a lucido torso anticheggiante. Anticheggiante l'opera è sì, ma perbacco, bruttacchiotta (...) L'autore è Carlo Hollan, uno di cui non so, per vero, assolutamente nulla. Anche la compìta guida del Museo non mi aiuta. Su Hollan tace. Maccome, mi chiedo, nudo per nudo non c'era proprio nulla di meglio da mettere in dialogo con l'opera potente e grande di Casorati?». Bella domanda. E qui arriva l'affondo che ha mandato su tutte le furie la direttrice del Revoltella: «Non so. A volte pare che nei percorsi dei musei certe opere siano collocate come per arredare un angolo che rimane sguarnito, con la stessa funzione che hanno gli abat-jour e le piante d'appartamento nel salotto buono. Sono lì, spaesate, inadeguate, costrette a parer più mediocri di quanto già non siano a causa di un destino cinico e baro. Povero Hollan (...). Era serio, era umile, amava la scultura con il cuore. Ma fargli fare il reggimoccolo del Meriggio, non so, invece che una promozione mi pare un vero dispetto». Gualdoni non parla però del prestito a Forlì. Cosa c'entra allora? «Non è esplicito, ma noi lo sospettiamo. Per questo ci siamo difesi» spiega la Masau Dan. L'ambiente dell mostre d'arte e dei musei e pieno di veleni. La vendetta del museo Revoltella è stata servita fredda tre mesi dopo. «L'articolo di Gualdoni l'ho scoperto solo a gennaio. Colpa mia. Il Giornale dell'Arte è rimasto cellofanato per mesi. Lo leggo sempre in ritardo. Sono rimasta di stucco». Ironia della sorte il "Meriggio" di Casorati non dialoga più da fine novembre con il torso di Hollan ("toresetto da studente volenteroso» lo defisce il Gualdoni). Colpa della mostra sull'architettura che ha chiuso il 24 febbraio. Il quadro di Casorati è stata temporaneamente spostato dall'altra parte della sala conquistanto addirittura l'unica panchina del museo. Ora dialoga con i gladiatori di De Chirico. «Quando ho letto l'articolo avevamo già spostato il quadro», assicura la direttrice che smentisce ogni relazione tra le cose. Una coincidenza. Quasi comica. «Il "Meriggio" tornerà comunque al suo posto» garantisce la Masau Dan. Con la "Venere" di Hollan a fare da reggimoccolo. «Come molti critici legati rispetto alle mostre» chiude caustica la direttrice del Revoltella. Reggimoccolo per reggimoccolo. ©RIPRODUZIONE RISERVATA