STORIA E LEGGENDA DEI PRINCIPI DI TORRE E TASSO

di PIETRO SPIRITO


C'era una volta un re. Anzi no, c'era una volta un principe. E c'è ancora. È sua altezza serenissima il principe Carlo Alessandro della Torre Tasso, duca di Castel Duino e conte di Valsassina. Ha 58 anni, tre cittadinanze («italiana, francese e presto belga», spiega) fa di mestiere l'imprenditore, vive soprattutto a Bruxelles («città magnifica, a un'ora da Parigi e due da Londra»), vanta una cerchia di parenti e cugini tra cui spiccano nomi come quello di Filippo di Edimburgo, e nel suo Dna si inanellano nomi e dinastie reali dell'intera Europa, da Bonaparte all'attuale Michele I di Romania, che se pure non è più capo di quello Stato sempre re rimane.
Davanti al caminetto scoppiettante, nella calda dimora al Castello di Duino, Carlo Alessandro della Torre e Tasso e sua moglie la principessa Veronique, di natali francesi, nascondono dietro una simpatia solare la consapevolezza di essere inquilini dei piani alti della Storia. Nella notifica delle grandi famiglie triestine i Torre e Tasso sono un'eccezione e un complemento. Un'eccezione perché - pur vicini alle élite dell'alta borghesia tra Sette e Ottocento - restano comunque nell'orbita secolare delle più grandi dinastie reali. Un complemento perché, soprattutto in epoca moderna, hanno diviso e condiviso gioie e dolori di questa marca orientale afflitta da laceranti conflitti, difficili ricomposizioni, identità frantumate.
Le radici dei Torre e Tasso portano lontano, e viaggiano lungo le antiche piste dei servizi postali. Si può iniziare dal XIII secolo, con la famiglia lombarda dei Tasso (significa "esattori") a Camerata Cornello in Val Brembana, vicino Bergamo, dove vive un signore di nome Homodeo de Taxo, che avvia un fortunato servizio di posta a cavallo. Da lui discendono due rami, quello di Guarisco I e quello di Benedetto. Il primo ramo continua a risiedere nel Bergamasco e a proseguire con l'attività di famiglia fino all'estinzione, nel 1588. Il secondo ramo, detto Benedettino, dà origine ad altri due rami. Il primo, che deriva da Guarisco II, risiede in Italia e ottiene il titolo di Conte di Tour Valsassina e nel 1715 quello di Conte di Monte Tasso. Si estingue nel 1780, mentre il secondo ramo si espande per tutta Italia ed Europa.
A noi interessa la stirpe che attraverso snodi e incroci secolari porta dritto al conte Raimondo VI della Torre di Valsassina, che fu marito, prima dell'una, poi dell'altra, delle sorelle Lodovica e Chiara Orsa, figlie dell'ultimo Capitano della Signoria di Duino già venduta agli Asburgo, Mattia Hofer, della famiglia bavarese Hofer von Hoehenfels. Mantenendo il Castello di Duino come punto focale e d'origine di questa grande avventura familiare dal sangue blu, i vasi capillari della discendenza portano fino alla contessa Teresa Maria Beatrice Turn Hofer Valsassina (1817-1893), fervente cattolica (la chiamavano "la suora"), che sposa Egon principe di Hohenlohe Waldenburg Schillingsfurst (1819-1865). La loro quarta figlia (di sei), Marie, sposerà un lontano cugino, Alexander Johann principe Thurn und Taxis, del ramo cadetto della dinastia dei grandi maestri di posta nata secoli prima dall'unione di Alessandrina della Torre d'Auvergne con Leonardo Tasso.
Siamo approdati all'età contemporanea, il tempo in cui Trieste sboccia nei suoi fasti emporiali, produce e movimenta merci e ricchezze, ma anche arte e cultura. All'estremità del golfo, nell'antico maniero di Duino, vive la bella e raffinata Marie von Thurn und Taxis, che ha ereditato dalla madre l'amore per la cultura e per l'arte (tra i suoi ospiti al castello c'erano geni come Johann Strauss e Franz Liszt), destinata a diventare l'"ultima principessa italiana del Rinascimento", secondo la denifizione di quel coniatore di etichette che fu Gabriele d'Annunzio. Marie dipinge, suona, scolpisce, parla cinque lingue. Abita e ama il castello a picco sul mare dove ospita letterati, poeti, artisti, filosofi. Visitano quelle stanze la principessa Sissi, l'arciduca Massimiliano con la moglie Carlotta del Belgio, Eleonora Duse, Paul Valéry, Mark Twain, Hugo von Hofmannsthal e, naturalmente, il poeta boemo Rainer Maria Rilke.
Tanto Marie è regina delle arti e della cultura, quanto suo marito, il principe Alexander Johann von Thurn und Taxis, è il re dell'avventura. Amante della caccia, ma soprattutto amante e basta, Alexander non è mai a Duino. Preferisce viaggiare e godere tra Venezia e i suoi possedimenti boemi. Morirà nel 1939, cinque anni dopo Marie, beccandosi una polmonite a Loucen, appunto in Boemia: preso dalla smania di raggiungere una giovane fanciulla del villaggio era uscito in pieno inverno in maniche di camicia.
Dal matrimonio tra Marie e Alexander nascono quattro figli: Erich Lamoral, Gabriella, Eugene, Alexander (Alessandro). È quest'ultimo a trasformare in italiano il nome di famiglia. È lui che, nel 1934, chiede al Re d'Italia di cambiare il nome in Torre e Tasso, permesso che ottiene insieme al titolo di Duca di Castel Duino. E dire che, solo dieci anni prima, Alessandro ha combattutto contro gli italiani sul fronte sloveno con la divisa da tenente dell'esercito imperiale, fedelissimo dell'imperatore Francesco Giuseppe. E dire che, solo dieci anni prima, le cannoniere con il tricolore sparando da Punta Sdobba hanno colpito e semidistrutto il castello, che in virtù di un accordo scritto tra le parti belligeranti non doveva essere toccato (gli italiani contesteranno che proprio dalle sue torri il barone Goffredo de Banfield, l'Aquila di Trieste, riceveva i segnali per le sue micidiali incursioni aeree). Così, dopo la prima guerra mondiale, seguendo il destino comune delle genti di questa frontiera, il principe Alessandro diventa italiano a tutti gli effetti. È uno spirito intraprendente, curioso, appassionato. Si distingue come mecenate, fa l'esploratore, studia le scienze e fonda il Museo entomologico "Pietro Rossi" che comprende la più ricca raccolta di coleotteri delle regioni mediterranee (oggi al Museo di Storia naturale di Milano). Sposa in prime nozze la principessa Marie de Ligne, dalla quale avrà tre figli, Raimondo, Luigi e Margherita. A tre anni dalla morte, però, Alessandro divorzia da Marie e sposa - in Cecoslovacchia, senza specificare di essere divorziato - la ricca ereditiera americana Ella Walker, della famosa famiglia di produttori del whisky "Johnny Walker". Il divorzio provoca una feroce battaglia legale che arriva a contrapporre il Vaticano alla Chiesa di Francia. Ma Alessandro non è tipo da lasciarsi impressionare. Nel '32 ha già ristrutturato e riaperto con una festa leggendaria il Castello di Duino danneggiato dalle cannonate, e più tardi, a 54 anni suonati, lui che era stato tenente dell'esercito austroungarico si arruola come tenente nell'esercito italiano e parte per la guerra d'Etiopia assieme al figlio Raimondo.
Padre e figlio tornano dal fronte senza un graffio ma dopo la morte di Alessandro, nel '37, il giovane principe Raimondo, che ha il grado di maresciallo perché avendo frequentato collegi privati all'estero non può fare l'ufficiale, chiede di essere mandato sul fronte russo. Rimane a Odessa, piegata dal massacro del '41 di 25mila civili, fino all'8 settembre '43. All'indomani dell'armistizio Raimondo corre a Bucarest, ospite di Marthe Lucie Lhovary, la bella principessa-scrittrice Bibesco, e del re di Romania, che lo aiutano a rientrare in Italia. Intanto la matrigna americana Ella, rifugiata a Bellagio, si è messa nei guai con le SS dopo aver dato una bastonata in testa a un ufficiale tedesco che le voleva requisire la villa, ed è costretta a riparare a Lugano. Lì la raggiunge Raimondo, che riesce a passare il confine svizzero assieme ad altri due fuggiaschi italiani, e a ottenere un passaporto diplomatico come Cavaliere d'onore e devozione dell'Ordine di Malta presso la Croce Rossa Internazionale.
Dopo una serie di peripezie in giro per l'Europa, dove si può muovere agevolmente grazie al passaporto diplomatico, a guerra finita il principe torna finalmente a Duino.
Durante il conflitto il castello ha subito tutte le occupazioni possibili: i tedeschi di Kesserling, una scuola per SS, i partigiani di Tito (durata poco: secondo quanto si tramanda una donna aveva issato la bandiera rossa sulla torre ma un ufficiale alleato l'aveva cacciata a calci), i neozelandesi del generale Freyberg, il comando Alleato del Territorio libero di Trieste e infine l'ultimo comandante del Gma, il generale inglese Winterton. Quando Raimondo mette piede nel maniero trova una situazione disastrosa. «Gli ufficiali inglesi indossavano i suoi vestiti - racconta il figlio Carlo Alessandro -, erano spariti preziosi libri dalla biblioteca e altre opere d'arte, un gruppo di militari ubriachi si era schiantato con la sua Lancia fuoriserie e come risarcimento gli viene data una cinquecento». Per protesta Raimondo si accampa con una tenda tra i ruderi millenari della rocca, e pianta il vessillo della casata, la bandiera blu e rossa dei Torre e Tasso. Provocatoriamente, invita gli ufficiali inglesi a un cocktail dove serve birra calda in bicchieri sbrecciati e pane raffermo.
Ma i disagi dell'occupazione non lo fermano. Nel '49, a Parigi, Raimondo conosce sua altezza reale la principessa Eugenia di Grecia e Danimarca, figlia del principe Giorgio e della principessa Marie Bonaparte, che sposa nel palazzo reale di Atene. Durante tutto il periodo del Governo militare alleato il principe Raimondo si impegna per il futuro della città. Offre denaro e terreni per la realizzazione del Centro internazionale di fisica teorica e successivamente, dopo essere rientrato al castello, nel '54, si impegna in tutta una serie di iniziative europeiste. Sarà il primo, nel 1955, a issare sulle sponde dell'Adriatico la bandiera, allora bianca e verde, dell'Europa unita.
Il resto è storia recente, che porta fino alla nascita del Collegio del Mondo Unito (1983), alle collaborazioni con l'Unesco, al Centro studi Rainer Marie Rilke. Alla morte di Raimondo, nel 1986, il figlio Carlo Alessandro si trasferisce al Castello di Duino dalla sua dimora di Saint Tropez, assieme alla moglie Veronique Lantz e ai figli Dimitri e Massimiliano. Qui nasce la terza figlia, Costanza. Dimitri ha 32 anni e vive a Bruxelles, Massimiliano ne ha 31 e lavora a Londra, dove gestisce una catena di ristorazione, aiutato dalla sorella Costanza, 21 anni, che studia relazioni pubbliche.
Oggi a Duino i principi di Torre e Tasso continuano la tradizione culturale di famiglia (proprio venerdì 19 si inaugura, realizzata grazie al contributo della Fondazione CRTrieste, una mostra di strumenti musicali della collezione Orpheon, e per la prima volta l'antica rocca viene aperta al pubblico), anche se il principe Carlo Alessandro abita più a Bruxelles che a Duino, ed è la principessa Veronique a gestire le inizitive al castello. «Mio padre Raimondo - dice Carlo Alessandro - è stato davvero l'ultimo Gattopardo, ha voluto bene a Trieste e a questa terra, e questo credo gli debba essere riconosciuto».
(16 - Continua. Le precedenti puntate sono state pubblicate il 25 ottobre, l'1, 8, 14, 22 e 29 novembre, il 5, 20 e 29 dicembre 2009, il 3, 17, 24 e 30 gennaio, il 7 e il 16 febbraio)
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