Grazie a Ksenija Prohaska rivive il ricordo ricco di fascino dell'immortale Marlene Dietrich

Che Marlene Dietrich, fra le icone del Novecento, resterà immortale, nella storia, è, forse, poco ma sicuro: divina lo è stata, così come il suo ricordo lo è ancora. E sulla sua arte e sulla sua figura ruotava lo spettacolo proposto nell'ambito di Gorizia Sogna.
La brava Ksenija Prohaska da Spalato, nell'interpretarla, in abiti da femme fatale così come in vestaglia, in tacchi a spillo così come in pantofole rosse, ne raccontava con brevi monologhi, che si alternavano a parti cantate, i trionfi, in Europa e a Hollywood, cinematografici e musicali, e i drammi: la solitudine di chi sta sotto la luce, spesso accecante, dei riflettori, le infatuazioni, fra cui quella per Jean Gabin, il difficile rapporto con la figlia Maria, l'esilio in America, l'odio per Hitler, l'alcolismo, la vecchiaia, la miseria, l'oblio.
Accompagnata al pianoforte da Ivan Bozicevic, unico a dividerne con lei la scena, la Prohaska, disinvolta, intonava, in tedesco, inglese, francese, con buona dizione fra l'altro, Lola, Falling in love again, Mein blondes baby, Boys in the backroom, La vie en rose, Sag mir wo die blumen sind, In den kasernen, Ich hab' noch einen koffer in Berlin, I wish you love, The laziest gal in town, Lili Marlene.
Certo, è sempre pericoloso rievocare una leggenda come quella della Dietrich, avvolta dal mistero almeno quanto dal fumo delle sue mille sigarette, tuttavia, complice anche la bella atmosfera del giardino del Palazzo comunale, la serata è riuscita e il pubblico, decisamente numeroso e soddisfatto, applaudiva convinto strappando due bis: La vie en rose e Lili Marlene.
«Marlene Dietrich. La vita l'arte, la musica dell'Angelo Azzurro», di Ana Tonkovic e Vlatko Broz, è una produzione del Teatro Nazionale Croato, con la regia di Ivan Leo Lemo.
Alex Pessotto