Il bimbo di Enna fu massacrato dai pedofili
ENNA Dopo cinque mesi d'indagini il giallo dell'uccisione di Francesco Ferreri, massacrato a 13 anni nelle campagne di Barrafranca (Enna) con una chiave inglese è stato risolto. Il delitto, avvenuto il 16 dicembre scorso (il cadavere venne rinvenuto due giorni dopo) è maturato nello squallido mondo della pedopornografia. A dare un grosso contributo alla ricerca della verità è stato un ragazzino di 13 anni: testimone oculare. Aveva visto Francesco salire nell'auto con i suoi aguzzini. «Francesco è stato ucciso perché si era ribellato. Non voleva sottostare alle violenze sessuali degli aguzzini» ha spiegato il procuratore di Enna Salvatore Cardinale.
L'altra notte sono state arrestate 5 persone. Il primo è Giuseppe Faraci, 21 anni, a cui è contestato l'omicidio. È uscito piangendo dalla caserma dei carabineri che lo conducevano in carcere. Nei confronti di Antonio Lo Bue, 42 anni, Salvatore Randazzo, 20, Calogero Mancuso, 40 e Tony R., 15 anni, il reato contestato è di violenza sessuale aggravata. Non è ancora del tutto chiaro se al delitto compiuto materialmente da Faraci abbiano assistito o comunque partecipato alcuni degli altri arrestati. Elemento determinante per incastrare l'assassino è stato il ritrovamento di una chiave da idraulico rinvenuta alcuni giorni dopo il delitto nei pressi di un abbeveratoio. Gli inquirenti, pezzo dopo pezzo, hanno assemblato indizi e prove con l'aiuto dei carabinieri del Ris e hanno alla fine scoperto che Francesco è stato ucciso nell'ambito di un giro torbido di pedofili criminali. La pista era stata intrapresa sin dai primi giorni poiché in alcuni computer degli indagati e nelle loro macchine fotografiche digitali erano stati trovati file con atti di violenza su bambini o indirizzi dedicati ai pedofili. Tra il materiale sequestrato anche alcune terrificanti foto di un neonato sezionato con un coltello (immagine di un'autopsia) e di un bambino morto dopo avere subito violenze sessuali. La Polizia postale di Enna è riuscita a ricostruire i collegamenti tra i computer sequestrati che si scambiavano le immagini pedopornografiche. Anche Francesco doveva essere fotografato durante la violenza ma gli inquirenti non hanno trovato traccia di sue immagini. Le indagini non sono però terminate, vi sarebbe una sesta persona indagata per false dichiarazioni. Il giro della pedofilia sarebbe dunque molto più ampio e i magistrati sono convinti che ci saranno altri colpi di scena. «Mio figlio è stato ucciso premeditando tutto - ha detto Giuseppe Ferreri, padre di Francesco -; ci sono molti episodi che ci raccontava in casa. Più volte avevano cercato di prenderlo quando era solo». Anna Bonanno, la madre, diperata chiede giustizia: «Vorrei sapere come l'hanno convinto a salire nell'auto e poi assassinarlo. Chi l'ha ucciso deve soffire come ha sofferto mio figlio. E pensare che proprio uno degli arrestati, Calogero Mancuso, fa parte di un'associazione di volontariato: quando Francesco lo pensavamo scomparso, ha fatto finta di cercarlo anche lui. Voglio giustizia».
Roberta Rizzo