Francesco, accusato un compagno

ENNA È accusato di avere ucciso, ma non da solo. Al 14enne di Barrafranca, che ieri ha ricevuto un avviso di garanzia nell'ambito delle indagini sull'assassinio di Francesco Ferreri a Barrafranca (Enna), sepolto ieri con tanta gente ai suoi funerali, i magistrati contestano l'omicidio in concorso con ignoti.
Gli altri tre indagati, invece, finora hanno una generica iscrizione al «modello 21», senza una ipotesi di reato. La posizione più grave, dunque, come cominciava ad emergere giovedì, riguarda il più piccolo dei quattro, quel ragazzino che in paese era conosciuto per la sua irascibilità e violenza dagli insegnanti e anche dai carabinieri, che però avevano le mani legate: non potevano procedere contro un bambino che ha compiuto 14 anni solo l'estate scorsa.
Indagato con il fratello 16enne e due adulti, il ragazzino arrivato a Barrafranca dal Catanese, insieme alla madre separata, aveva messo su una piccola banda, costituita da un suo coetaneo e da un 20enne, in questi giorni sentiti a verbale dai carabinieri. L'altra notte, invece, è stata ascoltata la madre dei due fratelli, Daniela; non si sa se come persona informata dei fatti o per rendere dichiarazioni spontanee, mentre ieri mattina sono stati interrogati i genitori di Francesco.
La versione fornita dalla mamma degli indagati inciampa qua e là, soprattutto sugli orari. Gli investigatori, inoltre, dispongono della testimonianza di un parente di Francesco, il quale ha raccontato agli inquirenti che sabato, il giorno dopo la scomparsa del ragazzino, ha chiesto notizie un pò a tutti e anche al 14enne e a uno dei due adulti, il padrino, un uomo di 42 anni, amico della madre. Quando ha chiesto loro a che ora fossero usciti da casa la sera prima, i due avrebbero risposto quasi simultaneamente, fornendo però orari diversi: 18.45 e 20.30. I parenti della vittima, come da loro stessi riferito sin dal primo momento, erano al corrente dei cattivi rapporti tra Francesco e il compagno del doposcuola, diventato un'ossessione.
Quel che risulta con certezza è che Francesco è uscito da casa tra le 19.15 e le 19.45, cioè in quel lasso di tempo in cui la mamma si è allontanata per andare a casa della nonna. Al suo rientro, infatti, il figlio non c'era più, e aveva lasciato a casa giubbotto e telefonino. Ma ad alleggerire la pizione dei quattro indagati e dei due ragazzi della «banda» ci sarebbero alcuni testimoni, che sostengono di avere visto in paese quella sera il gruppetto, di cui avrebbe fatto parte anche la madre dei due fratelli indagati. A che ora i sette siano stati visti insieme, però, non è ancora chiaro.
Le indagini, intanto, vanno avanti senza sosta. Anche ieri alcune persone si sono presentate spontaneamente dai carabinieri, ma pare che non ci sia ancora alcun testimone chiave.
«Pensavo sempre a papà e mamma, ai miei fratelli. Mi mancavano tantissimo» sono state le parole del 13enne di Acireale, Daniele Di Dio, che martedì mattina aveva preso un treno ed era scappato via per paura della reazione dei genitori al suo scarso rendimento scolastico. Temeva la loro delusione. Giovedì sera ha fatto ritorno a casa. Ai suoi aveva sempre raccontato d'interrogazioni eccellenti. Ma quel martedì doveva svolgersi l'incontro tra genitori e professori e l'inganno sarebbe stato scoperto.