Enna, massacrato a 13 anni per vendetta
ENNA I carabinieri del Ris in tuta bianca setacciano la campagna in cerca di una traccia. È impossibile avvicinarsi alla scarpata in cui ieri mattina è stato trovato il corpo di Francesco Ferrera, il cranio fracassato probabilmente a colpi di spranga, disteso nel fango in un avvallamento del terreno lungo la provinciale che collega Barrafranca, paese dell'Ennese di 15 mila abitanti, alla diga Olivo. «C'è un sospettato - dice lo zio Angelo Ferrigno che spera che tracce di capelli trovate tra le mani del nipote possano portare all'assassino -: un compagno del doposcuola».
Il ragazzino, coetaneo della vittima, è stato interrogato per ore con il fratello da carabinieri e magistrati. Erano assistiti da un legale. Francesco avrebbe compiuto 14 anni il primo gennaio. I genitori venerdì ne avevano denunciato la scomparsa. Quando è uscito di casa i suoi non c'erano. La madre, Anna Bonanno, casalinga, era andata a trovare la nonna del ragazzo: poco prima aveva assistito a una telefonata del figlio con un amichetto, Salvatore. I due sarebbero dovuti andare insieme alle novene natalizie ma alla fine l'appuntamento era saltato e Francesco era uscito da solo senza lasciare il solito bigliettino che utilizzava per comunicare ai familiari dove fosse. Se ne è andato senza dire niente a nessuno e senza giubbotto e cellulare. In chiesa non è mai arrivato. Il dubbio che potesse trattarsi di un incidente è durato pochi minuti: le ferite sul cranio e le tracce di sangue trovate su un muretto e sulla strada fanno pensare che qualcuno l'abbia colpito alla testa e poi l'abbia trascinato nella scarpata, un avvallamento di 10 metri.
La famiglia, gli amici, i conoscenti sono sotto choc. «Per favore, fatemelo vedere per l'ultima volta - ha gridato tra le lacrime il padre Giuseppe, autista della nettezza urbana -. Lo voglio guardare in faccia, per capire cosa gli hanno fatto». Ma il corpo era già coperto da un lenzuolo e Giuseppe è stato fermato. In caserma i carabinieri sono stati interrogati i familiari, amici e compagni di classe della vittima. La lite tra coetanei è la pista privilegiata - ha detto il colonnello Bertozzi della Zonca, che coordina le indagini -. Quel che è certo, comunque, è che la vittima conosceva l'assassino». Le parole del sindaco di Barrafranca Totò Marchì, però, hanno fatto balenare il sospetto della matrice pedofila dell'omicidio.
Marchì, che partecipava alle ricerche del ragazzino, è stato chiamato dagli uomini della Protezione civile subito dopo il ritrovamento. Ai cronisti ha raccontato che Francesco aveva i pantaloni un pò abbassati e la maglietta sollevata. Ma i dubbi potranno scioglierli solo l'autopsia, che dovrebbe essere eseguita oggi, e i rilievi del Ris di Messina. L'unica certezza, finora, sembra riguardare il giorno della morte avvenuta, secondo l'ispezione cadaverica, tra venerdì sera e sabato mattina. Increduli gli amici di Francesco che ne parlano come di un ragazzo socievole e allegro e l'intera comunità. ieri il parroco don Sandro Bernuzzo, ha organizzato una veglia di preghiera: «Non era un piccolo scapestrato ma un ragazzino educato. È tutto inspiegabile».