La leggenda del pilota «Pippo» solitario, temibile e implacabile

Negli ultimi mesi della guerra singoli aerei da caccia nelle notti, specialmente di luna, sorvolavano la rete viaria e i centri abitati mitragliando e spezzonando a bassa quota ogni mezzo in movimento e ogni fonte di luce. Nacque così la leggenda di «Pippo», pilota solitario, temibile quanto implacabile. In quel tempo una giovane di Capriva raccoglieva in località Russiz Superiore il volantino andato perduto, ma fedelmente trascritto dalla rinvenitrice, dal testo seguente: «"Non sono inglese né americano / ma sono un badogliano; / se vedo un lumicino / butto giù un confettino / se vedo un lumicione / butto giù uno spezzone. / Di giorno faccio il barbiere, / di notte il bombardiere, / e quando morirò io / resterà mio fratello Ernesto / che butterà giù il resto". Pippo».
Notizia e testo venivano pubblicati nel novembre 2001 dal notiziario locale «Il Caprivese». Mi sono rivolto alla direzione della rivista dell'Associazione nazionale Arma aeronautica, «Aeronautica», in cerca di testimonianze su «Pippo». Tra le risposte, tutte di avieri, allora alle armi, provenienti da Treviso, Fucecchio, Pinerolo, Forlì, Rimini, Astoria (US), riveste particolare interesse locale il racconto di un aviere di San Donà del Piave. Egli ricorda che sulla costiera per Trieste era stato eretto un doppio muro con funzione di paraschegge e spartitraffico all'ingresso della prima galleria e che, immediatamente prima del suo ingresso, era stata posta una piccola luce rossa per segnalare il doppio muro. Ebbene, scrive l'aviere, «una notte un "Pippo" riuscì con un solo spezzone a far saltare la lucetta». A fine guerra l'aviere ebbe l'occasione di conoscere il pilota inglese protagonista dell'azione.
Il testo del volantino indurrebbe a presumere che «Pippo» fosse un pilota della Regia Aeronautica, ricostituitasi in Puglia dopo l'8 settembre e operante con l'esercito e la marina, a fianco degli Alleati, ma che venne impiegata esclusivamente nei Balcani a supporto, con caccia, bombardieri e trasporti, dall'Esercito nazionale di Liberazione jugoslavo e, nel Montenegro, della nostra divisione «Garibaldi», cappello alpino e stellette.
Come sarà noto agli anziani, con il termine spregiativo di «badogliani» i repubblichini di Salò definivano gli appartenenti alle Forze armate del Regno del Sud: «badoli» per i tedeschi, e in quanto considerati alla stregua di partigiani, se catturati venivano passati per le armi sul posto; dai miliziani di Salò, invece, impiccati in piazza con il cartello «traditori». Considerando lo stile e il contenuto del testo, grossolani e poco attendibili, il volantino potrebbe forse rappresentare un mezzo di propaganda fascista intesa a colpevolizzare, a scredito dell'aviazione del Sud, i piloti «badogliani» rendendoli responsabili diretti delle numerose vittime tra la popolazione provocate dalle azioni di «Pippo».
Lo scrivente invita quanti avessero testimonianze sull'argomento a prendere contatto diretto, telefonando allo 0481 530334 (anche segreteria telefonica).
Ugo Furlani
Gorizia