Bersani avverte Renzi «Così si spacca il Paese»
di Maria Berlinguer wROMA Nuova dura presa di posizione dell'Anpi contro le riforme costituzionali. Dopo le polemiche nate dalla parole di Maria Elena Boschi sui partigiani "veri" che votano Sì, il comitato nazionale dell'associazione partigiani respinge «i tentativi di provocare e intimidire» l'associazione e decide di intensificare la campagna per il No alle riforme del governo e chiede anche modifiche all'Italicum. È ancora una giornata ad alta tensione sul referendum di ottobre. Cadono nel vuoto gli appelli ad abbassare i toni delle polemiche lanciato da Pietro Grasso, Giorgio Napolitano ed Enrico Letta. E ora i toni tornano ad accendersi anche dentro il Pd. Ad accendere la miccia è Matteo Renzi che in un'intervista a Repubblica Tv attacca a testa bassa le opposizioni e il fronte del No. «I parlamentari della Lega e dei M5 li capisco sanno che se passa il referendum uno su tre resta a casa, sono terrorizzati di perdere la poltrona e vivere l'esperienza mistica di tornare a lavorare», dice. Poi se la prende con la Raggi e gli altri candidati M5S definendoli »sorta di co.co.pro della Casaleggio associati». Quindi attacca anche Enrico Letta e Bersani. L'ex premier che pure conferma che voterà Sì, come il presidente del Senato, propone maggiore sobrietà sulla campagna referendaria al segretario e alla sua squadra. «Il clima da corrida e l'iperpersonalizzazione non farà bene al Paese», avverte Letta. «È stato un anno al governo e le riforme non si sono fatte, il presidente della Repubblica chiama me e le riforme si iniziano a fare con i voti di Ala», ribatte Renzi, sfidando Bersani e Cuperlo molto critici sull'alleanza de facto con Denis Verdini. «All'improvviso si è svegliato chi votata la fiducia con Verdini e faceva accordi con Verdini, oggi sembra il mostro di Loch Ness ma era l'uomo che trattava per Forza Italia con la prima linea del Pd di Bersani», incalza il premier. «È evidente che c'è un parte del Pd che alimenta ogni giorno discussioni incredibili» aggiunge. «Io ho rifiutato di fare un governo con Verdini e Berlusconi», ribatte subito Bersani che aggiunge: «Sul referendum si rischia di spaccare il Paese». È stato Renzi, spiega Cuperlo, a far coincidere «l'eventuale sconfitta al referendum con l'abbandono della vita politica mentre l'eventuale vittoria è intesa come lo spartiacque di una nuova maggioranza politica», quella con Verdini, appunto, sottolinea Cuperlo. Intanto Renzi annuncia che non ci sarà un presidente del comitato del Sì ma 10.000 comitati locali. E l'approccio resta di sfida. La lista di 186 accademici pronti a sostenere il Sì diventeranno presto mille, assicura il premier che incassa nuovamente il sostegno di Napolitano che insiste sulle «debolezze fatali della seconda parte della Costituzione. Scoppia anche il caso par condicio. E questa volta non solo le opposizioni a protestare per lo spazio concesso dalla Rai al fronte del Sì ma anche due consiglieri Rai, Carlo Freccero e Arturo Diaconale. «La campagna referendaria è già in atto, il governo ha anticipato la propaganda aggirando le regole della par condicio, la questione è seria e credo che il cda Rai debba porre il problema all'attenzione della Commissione di vigilanza», dice Freccero, «basito» per la doppia intervista di Boschi e Napolitano domenica su Raitre. Ma è tutta l'opposizione, da Fi a Sinistra italiana a denunciare l'«occupazione» della tv pubblica del governo. Il M5S presenta un esposto all'Agcom . ©RIPRODUZIONE RISERVATA