«Un copyright su ricette e ingredienti»
MILANO. L'unica strada per tutelare i nostri prodotti di nicchia è quella dei marchi Igp e Dop, ma solo in Europa. Nel resto del mondo regna il caos. E può succedere, come è accaduto, che in Canada un signore abbia depositato 30 anni fa il marchio Prosciutto di Parma, impedendo poi l'ingresso in quel Paese al prosciutto Dop di Parma.
Lo racconta il professor Giovanni Ballarini, dell'Università di Parma.
Ballarini è presidente del Centro studi dell'Accademia Italiana della Cucina, e ha pubblicato una monografia su «Falsi alimentari e gastronomia». «E' uno studio - spiega - sui falsi artistici. Un esempio: un prosciutto fatto in tre mesi non può essere spacciato per San Daniele, è un falso, ma ciò non toglie che sia buono».
Per tutelare i prodotti tipici oltre ai marchi Igp e Dop «esiste in Italia una legge, voluta dall'ex ministro Pecoraro Scanio e spinta dall'Accademia, per il deposito di alimenti di tradizione da almeno 25 anni. La lista comprende duemila nomi. Ogni anno se ne aggiungono altri». Queste protezioni valgono solo a livello europeo, al di fuori «c'è la bagarre». E allora può anche succedere che degli americani vengano in Italia intenzionati ad acquistare il marchio Parmigiano Reggiano o che nel Sud America venga venduto un Culatello che non ha niente a che fare con quello nostrano. C'è poi il problema dei nomi simili o tradotti dall'italiano per alimenti che italiani non sono. «E' di qualche anno fa - ricorda Ballarini - la sentenza della Corte di Giustizia europea che vietò l'uso del nome Parmesan per formaggi che non fossero Parmigiano Reggiano. Cause di questo tipo ce ne sono di continuo».
Infine il capitolo «ricette». Piatti come i tortellini di Bologna o il pesto genovese che non rispettano la ricetta tradizionale ma vengono venduti come tali. Non esiste una legge che tuteli da questa truffa. L'Accademia della cucina sta cercando di porvi un freno. «Depositiamo presso le Camere di Commercio le ricette tradizionali - spiega Nemo Cuoghi, segretario del Centro Studi Aic -. Ad esempio a Bologna è stata depositata quella dei tortellini, a Padova quella del risotto ricco, a Livorno quella del cacciucco». In pochi lo sanno ma questo permette al cliente, ad esempio. di accusare di truffa il ristoratore che presenta prodotti diversi. (m.v.)