Parmalat, Tonna tira in ballo Armanini

La vicenda della stock option, che ha permesso a Tonna e Stefano Tanzi di incamerare 980mila euro a testa nell'agosto 2003, si intreccia con quella dell'aumento di capitale di Parmalat finanziaria del 1996, sottoscritto dalla Coloniale grazie ad un finanziamento di Ubs e poi rimborsato con denari distratti dalle casse dell'olandese Parmalat finance corp. Fausto Tonna tira in ballo il mantovano Massimo Armanini, funzionario della banca svizzera. «In occasione dell'aumento di capitale del 1996 - spiega Tonna agli inquirenti - Armanini, che curava l'operazione, propose di attribuire delle stock option a manager e dipendenti». Le stock option non avrebbero avuto come oggetto azioni Parmalat finanziaria, ma titoli della Newport s.a., società controllata dalla Coloniale, appositamente costituita in Lussemburgo. «La Newport - spiega Tonna al magistrato - nasce con la finalità di costituire il luogo ove avrebbe potuto generarsi il bonus da corrispondere ai dirigenti. In Newport furono create due distinte categorie di azioni, la prima con diritto di voto e destinata alla Coloniale, la seconda senza diritto di voto e destinata a formare oggetto delle stock option». Pur essendo stata concordata nel '96, la stock option venne concessa solo nel 2002: Calisto Tanzi impiegò diverso tempo prima di decidere che la stock option sarebbe stata assegnata solo a Tonna e al figlio Stefano. «Non v'erano meriti di lavoro tali da remunerare Stefano con la stock option, ma solo ragioni di affetto» continua Tonna. L'opzione sulle azioni Newport fu esercitata, sia da Tonna sia da Stefano Tanzi nell'estate del 2003. I due acquistarono dalla Coloniale azioni Newport per un valore di 360 mila euro, rivendendogliene nello stesso momento per 1,3 milioni.
Intanto sarebbe riferibile direttamente a Calisto Tanzi il conto da un milione sequestrato presso la sede di Parma della Banca Agricola Mantovana. Il conto è riferito alla società Agis, secondo gli inquirenti riconducibile all'ex patron Parmalat.