«Fui costretto a comprare Eurolat»

ROMA. «L'acquisto di Eurolat non fu certo spontaneo. Piuttosto fu 'spintaneo"» per non dire «obbligato». Cosi, il patron della Parmalat Calisto Tanzi ha risposto ai magistrati romani in trasferta, nel carcere di Parma, per far luce sull'operazione che nel 1999 portò al passaggio della Eurolat dal gruppo Cirio a quello di Collecchio. Tanzi non ha fatto il nome di politici.
Le sue dichiarazioni hanno riguardato il ruolo giocato dalla Banca di Roma e da Cesare Geronzi, attuale presidente di Capitalia, nella transazione che si chiuse per 392 milioni di euro. Tanzi avrebbe parlato delle pressioni ricevute e di quell'ipotesi che gli venne ventilata: chiusura delle linee di credito nel caso l'affare non fosse andato in porto. E poi di quell'operazione di cessione del ramo conserve della Cirio che Banca di Roma propose a Parmalat nel 2002 ma che poi non si concluse.
Poche ore prima era stato Fausto Tonna a ribadire le accuse già messe a verbale. Ascoltato in mattinata, l'ex direttore finanziario della Parmalat ha confermato che l'acquisto di Eurolat fu imposto al gruppo dai vertici della Banca di Roma interessati a ridurre l'esposizione verso il gruppo di Cragnotti. «Insistettero dicendo che dopo ci avrebbero fornito i finanziamenti», ha ricordato Tonna precisando che le riunioni fra lui, «Tanzi, Cragnotti e i vertici della Banca erano state due o tre e si erano tenute all'Eur, nella sede dell'istituto, a maggio e giugno 1999».
Gli elementi raccolti dai magistrati romani saranno utilizzati davanti al tribunale del riesame che domani valuterà l'istanza di scarcerazione presentata dall'ex patron della Cirio Sergio Cragnotti, detenuto a Regina Coeli da tre settimane per bancarotta fraudolenta preferenziale.
Venerdi sarà invece ascoltato Matteo Arpe, amministratore delegato di Capitalia. Poi si deciderà quando ascoltare il presidente del Gruppo, Cesare Geronzi. La difesa di Geronzi dalla raffica di accuse sui crac Cirio e Parmalat è già nella relazione fatta dallo stesso presidente, la scorsa settimana, davanti alle commissioni parlamentari riunite per l'indagine sul risparmio. Trentatre pagine fitte di date e dettagli su entrambe le vicende finite nel ciclone giudiziario: sulle emissioni obbligazionarie, sulle partecipazioni della Banca di Roma nella Cragnotti&Partner, sulle operazioni Eurolat e Ciappazzi.
In quella sede Geronzi defini «insinuazioni» le voci in ordine alle pressioni che Parmalat avrebbe ricevuto da Banca di Roma per rilevare Eurolat. Precisò che l'operazione «giudicata del tutto positiva dai maggiori analisti fu voluta e negoziata dai due imprenditori in totale autonomia poichè rispondeva agli interessi diversi ma convergenti di entrambi». Aggiunse che «le trattative portarono alla definizione di un prezzo assolutamente congruo in linea coi multipli espressi da Parmalat»; e che «data la complessità dell'operazione, il ruolo di Banca di Roma, creditrice di entrambe, fu limitato a un'attività di assistenza alle parti che in quanto tale è stata dalle stesse riconosciuta e remunerata».
I Pm romani ritengono invece che Banca di Roma sapesse della sofferenza di Eurolat. Ma l'inchiesta prosegue anche in merito al ruolo di altri istituti di credito.(n.a.)