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OSTIGLIA
I marciapedi
arrivano tardi

In tempo di elezioni si sa, l'amministrazione di Ostiglia sfodera il rush finale per dimostrare che tutto quello che non ha fatto in cinque anni poteva essere...fatto in pochi mesi!
Ma, come al solito, le cose fatte solo per fare da un'amministrazione intenta solo a pavoneggiarsi dell'effimero (pagato, però, a caro prezzo dai cittadini) mostra la corda e sottolinea maggiormente la pochezza dell'amministrazione stessa.
Dopo cinquatt'otto anni di ininterrotto (s)governo finalmente vengono, infatti, i marciapiedi!
Peccato che non vi sia più gente per usarli!
Ostiglia è ormai un Paese morto, ucciso dall'incapacità amministrativa.
Spendere un mare di soldi per delle pietre non fa rivivere lo spirito del paese, può solo ricordare una ben riuscita sepoltura.
Bruno GherardiOstiglia

GUIDIZZOLO
Lettera aperta
al «Riccio»

Mi sembra giusto rispondere a quanto scritto dal «Riccio» sul bimestrale locale, ma mi trovo un po' in difficoltà. Chi è questo «Riccio» parlante? Una associazione?, un comitato?, ma allora avrebbe dovuto firmare il presidente se c'è; oppure sono solo «pochi, piccoli volenterosi», ed allora ognuno avrebbe dovuto avere la correttezza di mettere il proprio nome.
Non capisco perché queste persone vorrebbero ghettizzare dei cittadini che esponendosi direttamente, in prima persona, mettendoci la loro faccia (non un colore o un simbolo), hanno creduto di potersi offrire per fare un servizio alla comunità, siano essi ora di maggioranza o di minoranza, hanno speso il loro tempo, sicuramente con i propri limiti, ma ci hanno provato, magari molti altri potessero avere la volontà di mettersi a disposizione per amministrare il proprio paese.
Non posso accettare che chi fa questo servizio, bene o male, se ne può discutere, non debba essere considerato più un cittadino o abbia meno dignità.
Nell'amministrare il proprio paese che differenza passa tra idee e battaglie politiche? Tutto questo mi sembra ancora più assurdo se tra i volti che immagino essere dietro «il Riccio» c'è anche quello di chi, comunque, è stato o è tuttora iscritto a qualche partito o chi è legato in qualche modo ad alcuni progetti che hanno contribuito a demolire ancora qualche cosa «di quel poco che possa venire identificato come Guidizzolese».
Noi della minoranza abbiamo combattuto a difesa del patrimonio di Guidizzolo per cinque anni e continueremo a farlo, anche se ancora per pochi mesi, dopo di che torneremo incolore (sinceramente spero di non diventarlo) e perciò degni di avere delle idee. Abbiamo combattuto nella sede e con i mezzi che sono propri del nostro ruolo.
Che ne sa il «Riccio» di cosa abbiamo fatto?
A quanti consigli comunali ha partecipato? Quanti verbali di consiglio o di commissione ha letto? Quante volte è stato a sentire quando la maggioranza pretendeva di farci stare zitti perché loro potevano fare ciò che volevano poiché i cittadini avevano dato la fiducia a loro e non a noi?
Solo i loro molti «interventi sconosciuti ai più» sono fatti e non chiacchiere? Ora se si volesse essere obiettivi e non volere a tutti i costi scaricare i propri fallimenti sugli altri, si capirebbe che per evitare certi scempi sul patrimonio di tutti, non sono i cittadini ad avere bisogno di una «autorità» o meglio delle istituzioni, ma sono le istituzioni ad avere bisogno di un movimento che dal basso faccia sentire forte la sua voce, cittadini che facciano capire di essere veramente interessati alla salvaguardia del proprio territorio; ma se nessuno si muove e i contrari sono solo e sempre i pochi... Questo doveva essere il ruolo del «Riccio».
E' riuscito ad aggregare le persone a tutela del poco patrimonio storico culturale rimasto?
Ma al di là delle nostre ragioni, di cui «daremo conto in un altro momento», ci chiediamo: come mai dopo un lungo letargo il «Riccio» si risveglia proprio ora?
Come mai si accorge di soli due interventi in particolare, quando da anni c'è una continua e sistematica distruzione del patrimonio storico e uno stravolgimento del tessuto urbano?
Speriamo che con il risveglio totale, con la primavera, possa aprire meglio gli occhi.
La nostra impressione è che chi non vuole uscire allo scoperto e non vuole far trapelare pubblicamente le sue vere intenzioni, volendo bastonare qualcuno sceglie di bastonare tutti (o quasi).
Nella GiubelliCapogruppo di minoranza

BERLUSCONI
Una lezione
di qualunquismo

Raccattare il voto sfascio-qualunquista è l'ultima possibilità di Berlusconi.
Coi disastri compiuti in questi tre anni ed i sondaggi a picco, il piccolo uomo tenta con la violenza verbale di far rinnamorare i cuori sopraddetti.
Punta sui sette milioni di italiani adulti che non leggono mai, mai un giornale.
Gioca sui ventidue milioni circa di semianalfabeti (di cultura, di scienza, di letture) per una crocetta su un simbolo in decadenza, Forza Italia.
Non userà solo le televisioni (i Fede, i Vespa, i Mimum...), darà immensa spinta a tutte le occasioni per impulsare sul suo nome tutto ciò che avviene determinando ed ubriacando la pelle ed il pensiero per farli riportare a sè, ossessivamente, per apparire determinante, per essere determinante ed assoluto.
Un tentativo di riconquista sul suo volto mascherato, anche a costo dei suoi alleati, del resto sempre usati e subalterni.
Marasma berlusconiano ad arte, funzionale al voto di giugno e propedeutico al processo di aprile dove è imputato per corruzione di giudici.
I miliardi fatti, la vittima, i carnefici.
Non ha altra strada oltre quella delle elezioni anticipate, senza Prodi inganciato a Bruxelles, e per distruggere quel che Prodi sta cercando di costruire piano.
Una battaglia di comunicazione e di controinformazione, centralizzata, con poche persone, specializzate sulla parola visiva, pochi temi scelti, semplicità di mezzi, potrebbe stoppare od attutire il cavaliere disperato.
Con tutti i militanti dell'Ulivo nelle varie città generosamente e fiduciosamente, per questa breve avventura, a disposizione degli input.
Ma l'Ulivo grosso e gli ulivi piccoli sapranno donare potere e decisioni a chi ne sa di più, a chi otterrebbe di più?
Ce la faranno a costruire, ad avere un primo corpo in comune? O dovremo sorbirci cento risposte, cento distinguo, cento parole di fronte ad un unico organo di potere, ad un'unica centrale a rischio, con svelati falsi in bilancio?
Gianni Ferrari

CICLISMO
Addio Pirata
nostro eroe

Addio Pirata. Siamo qui per parlare di un uomo: un uomo che ha dato tutto quello che poteva dare per la cosa che amava di più al mondo.
Si,perché questo uomo correva, correva più forte di tutti e solo cosi è entrato nella vita di tutti noi, entrato con quel sorriso di chi ormai aveva già vinto tutto non avendo vinto niente.
Una vita che è finita troppo in fretta, lui non ci ha abbandonato il 14 febbraio, se ne era già andato molto prima. Perché il pirata, cosi chiamato, non riusciva più a cavalcare quelle onde, piccole o grandi che fossero, ormai era al limite della sopportazione.
Un uomo che ha vissuto tutto fino alla fine, o forse ha vissuto solo l'inizio.
Un uomo che ha sempre percorso la strada più difficile. Un uomo abbandonato quando forse aveva più bisogno di aiuto.
Un uomo che aveva già dato tutto, avendo ancora molto da dare. Le ultime cose scritte piano, in silenzio, quasi sussurrate alla morte, che ce l'ha strappato troppo presto.
Questo ci dice come dobbiamo vivere il suo dolce ricordo: piano e in silenzio.
Sara Zapparoli

PORTO
Ora Mizzulinich
deve dimettersi

Dopo l'ennesima lettera sottoscritta da G. Mizzulinich e pubblicata sul suo giornale di sabato 14 febbraio, sono costretto a chiederle di nuovo ospitalità per chiudere, spero definitivamente, una polemica sterile che insieme ad altri mi coinvolge personalmente.
Prendo atto che Mizzulinich considera il Direttivo Ds di Bancole «senza autonomia e dignità» ed «esautorato dei suoi poteri»; che considera «comica» la richiesta di confrontarsi negli organismi democraticamente eletti e che ritiene di ascrivere il dibattito politico del Direttivo alla sfera del «galateo».
Sinceramente non ho parole per commentare tali dichiarazioni se non fare presente a Mizzulinich che di quel Direttivo ne è ancora membro e che, per il solo rispetto delle persone che ne fanno parte, farebbe bene a dimettersi.
Gabriele Lanfredi