Assolo di Berlusconi: «Paese più ricco»
ROMA. L'inflazione? Solo un'impressione. C'è stato invece un «arricchimento generale» del Paese. Gli italiani pagano meno tasse, guadagnano e consumano di più. Nel suo ritorno a «Porta a Porta», Silvio Berlusconi ha tentato l'impresa più difficile: convincere gli elettori che, grazie al suo governo, stanno molto meglio. Ci riproverà ancora, massicciamente. Ha promesso infatti di far recapitare a casa di tutti gli italiani il libretto di Forza Italia che spiega quante cose buone ha fatto il governo.
Libretto che, da buon promotore, il Cavaliere ha sventolato più volte sotto le telecamere di Bruno Vespa.
Berlusconi ieri sera ha però probabilmente masticato amaro per non aver potuto annunciare, come probabilmente sperava di fare quando aveva fissato l'appuntamento, la conclusione della verifica. Il famoso documento di programma che avrebbe dovuto siglare il ritorno della pace all'interno della maggioranza ancora non c'è. E cosi, mentre nella Casa delle libertà esplodono nuove polemiche, il premier non ha potuto far altro che assicurare che la verifica si chiuderà «nei prossimi giorni».
Per il resto ha attaccato pesantemente il sindacato «cinghia di trasmissione della sinistra», l'Eurispes che diffonde «menzogne infinite», i magistrati il cui sciopero, accusa è «una cosa grave, ai limiti dell'eversione», e ovviamente l'opposizione che utilizza sempre il «metodo stalinista della calunnia e della menzogna per ribaltare la realtà».
Nonostante le grandi difficoltà degli ultimi due anni, «c'è stato un arricchimento generale del Paese», assicura Berlusconi. Fra le difficoltà, oltre all'11 settembre, le due guerre e i casi Parmalat e Cirio, inserisce però curiosamente anche «i tassi più bassi». Quelli cioè che permettono di pagare meno il denaro ad esempio a chi fa un mutuo per comprare una casa, o per le imprese che investono. «Il risparmio finanziario prima rendeva l'8-9 per cento - sostiene infatti il Cavaliere - mentre ora solo l'1 per cento». Chi poteva dunque contare su quelle entrate ora consuma di meno. Un ragionamento che sembra l'elogio delle rendite finanziarie.
L'aumento dei prezzi è solo frutto di una «percezione» esagerata. In realtà, sostiene, è stato contenuto al 2 per cento, mentre gli stipendi e i consumi sono cresciuti in misura maggiore. Unica «concessione», riguarda bar, ristoranti e piccoli commercianti: in questi casi, concede, ci può essere stato qualche aumento di troppo. La ricetta? La solita: «Fate come mia madre che percorreva tutte le bancarelle del mercato prima di decidere dove comprare al prezzo più conveniente». Promette di mantenere l'impegno fissato nel «contratto con gli italiani» di tagliare le tasse riducendo le aliquote a 2 sole, il 22 per cento (pre i redditi sotto i 100 mila euro annui) e il 33 per cento (per i redditi superiori). Per la prima volta è però costretto ad ammettere, anche se a mezza bocca, che potrebbe anche darsi che l'obiettivo non venga centrato, se «gli ottimi segnali di ripresa economica», che giura ci sono, non dovessero concretizzarsi. Nel frattempo insiste però che molto è già stato fatto. Le tasse per le famiglie, giura, sono scese del 7,5 per cento. Difficile dire su quali calcoli si basi, ma l'effetto dovrebbe tradursi in molti soldi in più nelle mani degli italiani. E per far fronte al taglio delle tasse, dice di sperare nelal ripresa del «turismo americano», nel taglio degli «sprechi» nella spesa pubblica e in un aumento del Pil.